Era il 16 agosto del 1972 quando un sub, Stefano Mariottini, a soli 230 metri dalle coste di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria, ritrovò a 8 metri di profondità, coperte dalla sabbia del fondale, le statue dei due guerrieri.
Le due statue furono poi riportare in superficie dagli operatori del Centro subacquei dell’Arma dei Carabinieri, per essere poi restaurate e custodite nel Museo di Reggio Calabria dove i Bronzi di Riace rappresentano oggi uno dei simboli dell’arte greca.
A oltre 50 anni da quel ritrovamento, un servizio della testata giornalistica regionale della Sicilia della Rai, ha rilanciato l’ipotesi che in realtà le due statue siano state realizzate a Siracusa e ritrovate al largo di Brucoli.
I due bronzi avrebbero fatto parte di un tesoro storico adagiato dei fondali dei mari di bruco a 90 metri di profondità, da alcuni pescatori di corallo che lo avrebbero recuperato e venduto clandestinamente.
L’operazione sarebbe stata conclusa con l’intervento di un potente boss della mafia siculo calabrese.
Una volta recuperati, i reperti sarebbero stati venduti a mercanti e collezionisti internazionali, tra i quali ci sarebbe stato anche il miliardario americano Paul Getty.
Questo secondo il racconto di un testimone, intervistato ma che non rivela la propria identità, né quella del presunto boss che avrebbe guidato l’operazione.
I due bronzi, secondo il racconto, sarebbero stati trasportati a ridosso della costa calabra, in attesa di essere venduti.
In realtà l’ipotesi dell’origine siciliana dei bronzi non è nuova.
Diversi studiosi, tra cui gli archeologi americani Robert Ross Holloway e Anne Marguerite McCann, hanno collocato i Bronzi di Riace a Siracusa.
Intervistato nel servizio Rai, il presidente dell’Ordine dei medici di Siracusa, Anselmo Madeddu, studioso di bronzistica, ribadisce quanto sostiene da anni, che le due statue avrebbero fatto parte di un complesso scultoreo nel tempio di Hera.
Madeddu sottolinea come il confronto effettuato della compatibilità tra la natura geologica delle concrezioni trovate sui bronzi e la natura geologica dei fondali di Brucoli al 90 media avvalori l’ipotesi.
Proprio Madeddu ha presentato, poco tempo fa, i risultati di un lavoro realizzato assieme al professore Rosolino Cirrincione, direttore del dipartimento di scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’università di Catania, e a un’equipe scientifica composta da esperti dell’università di Ferrara.
Secondo lo studio, la comparazione delle terre delle saldature interne ai Bronzi, le metterebbero in relazione con campionamenti fatti in prossimità della foce del fiume Anapo.
Iscriviti al Canale WhatsApp di Webmarte TV in modo semplice e veloce.
Clicca qui per entrare nel canale e quindi premi il pulsante in alto a destra “Iscriviti”.
Non riceverai notifiche, ma potrai consultare i nostri articoli aggiornati quando vorrai.