“Sul rischio contagio nelle case di riposo chiediamo all’ Asp di intervenire con una immediata sanificazione di tutte le strutture, di disporre una sorveglianza sanitaria preventiva attraverso tamponi per gli operatori e al Prefetto di controllare che tutto ciò avvenga veramente”.
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“I Comuni e l’ASP non conoscono neppure le strutture esistenti; il sindacato è disponibile a fornire il censimento effettuato negli ultimi due anni.” A lanciare l’allarme, in un’accorata lettera aperta, i segretari generali di SPI Cgil, FNP Cisl, UilP Uil, Valeria Tranchina, Vito Polizzi, Sergio Adamo e Salvo Lanteri, che sottolineano l’esigenza di una maggiore tutela nei confronti degli anziani della provincia. “Siamo a conoscenza di parecchi casi in cui, dopo la comunicazione di sintomi quali febbre e tosse, gli stessi vengono sottovalutati – aggiungono i segretari – Un continuo rimpallo di responsabilità che rimbalza gli anziani dal medico curante al distretto sanitario. Molti di loro, già in condizione di grande fragilità, corrono il rischio di arrivare in ospedale con uno stato già avanzato della patologia. Questo, naturalmente, li trasforma in potenziali portatori del contagio all’interno delle case di riposo, delle RSA e, di conseguenza, degli stessi operatori sanitari e dei volontari che li assistono”.
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“Questo è il momento di agire immediatamente, – scrivono Tranchina, Polizzi, Adamo e Lanteri – blindando al contagio, seriamente, le strutture, a tutela degli anziani, del personale e dell’intera popolazione. Ci chiediamo se si stiano facendo controlli e verifiche, se si stiano mettendo a disposizione i pochi tamponi presenti nelle strutture ospedaliere o se si stia facendo una selezione su a chi farli, lasciando al loro destino queste persone.” SPI Cgil, FNP Cisl e UilP Uil confermano alcune segnalazioni arrivate ai contatti attivati per stare quanto più vicino agli anziani della provincia. “Alcune di queste sono preoccupanti – continuano -, servono sforzi immediati e controlli a tappeto; ognuno assuma le proprie responsabilità. Lo chiediamo principalmente all’ASP provinciale, ai Comuni che hanno convenzioni con le strutture di residenza per anziani e con le cooperative sociali. Alcune, tra queste ultime, stanno bloccando per paura i servizi essenziali e hanno avviato la procedura di cassa integrazione per i propri dipendenti.”
La certezza, oramai sopravvenuta, che gli ingressi al pronto soccorso sono gli stessi, sia per chi ha i sintomi del contagio sia per chi va per altra necessità medica, viene indicata tra le criticità maggiori del momento. “Gli stessi operatori sanitari sono pochi di numero e senza protezione individuale, dalle semplici mascherine, ai guanti, al gel disinfettante, e quindi anche loro potenzialmente contagiabili e trasmettitori di contagio – scrivono i quattro segretari – I reparti, già pieni per l’ordinaria amministrazione -visto l’irrisorio numero di posti letto-, oggi risultano insufficienti; e a tutto questo aggiungiamo che i reparti di terapia intensiva a Siracusa hanno in tutto 30 posti letto e sono manchevoli di ventilatori polmonari, o di attrezzature che diano la possibilità di salvarsi, allora c’è da preoccuparsi e chiedere interventi immediati. Chiediamo l’immediata adozione dei protocolli di sicurezza – aggiungono i segretari dei Pensionati unitari – garantendo la fornitura urgente degli strumenti di protezione individuale, la sanificazione delle strutture e la sorveglianza sanitaria di tutti gli operatori. Anche per questo – concludono Tranchina, Polizzi, Adamo e Lanteri – chiediamo che sia necessario e indifferibile il coordinamento provinciale già istituito dalla Prefettura nei giorni scorsi ove attivare subito misure e interventi di sicurezza e tutela in ogni settore produttivo, in ogni ambito del socio-sanitario e che riguardi la presa in carico delle persone della ns comunità. Il tempo stringe e possiamo ancora essere in tempo per contenere qualsiasi danno nei confronti di una larga fetta di popolazione fragile e spesso sola.”