Con un comunicato, Legambiente esprime soddisfazione per la sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha stabilito l’illegittimità costituzionale della norma impugnata dal Gip del Tribunale di Siracusa, Dott. Salvatore Palmeri, lo scorso 12 dicembre. (leggi l’articolo)
“Ben venga la sentenza della Corte Costituzionale. Ora si intervenga subito per risolvere i troppi nodi politici ed economici irrisolti legati al futuro del depuratore e dell’intero polo industriale di Siracusa. La continuità produttiva non deve più, in nessun caso, mettere in pericolo la salute dei cittadini né provocare danni ambientali”.
Legambiente commenta positivamente la sentenza 105 della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la norma introdotta dall’articolo 6 del decreto- legge n. 2 del 2023 con cui sono state introdotte Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale.
Si tratta delle norme cosiddette ‘salva Isab’, introdotte all’indomani del provvedimento di sequestro per disastro ambientale da parte della magistratura del depuratore consortile Ias di Priolo Gargallo per garantire la continuità produttiva delle raffinerie e degli altri impianti dell’area industriale di Siracusa.
Per l’associazione ambientalista, la Corte, riconoscendo la fondatezza dell’istanza presentata dal G.I.P. sulla legittimità costituzionale di una delle norme del decreto Salva Ilva-salva Isab, ha censurato la norma in questione e ha ristabilito il principio costituzionale che la salute umana e l’ambiente vanno salvaguardati al pari delle attività produttive, nonostante siano definite strategiche, e che va posto un limite temporale, non superiore a 36 mesi, per rimuovere le cause di inquinamento e disastro ambientale.
Così il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani.
“Siamo stati facili profeti, quando abbiamo denunciato profili di incostituzionalità di alcuni articoli dell’ennesimo decreto ‘Salva Isab/Ias’ che ha avuto ripercussioni negative anche sull’annosa vicenda del depuratore di Priolo Gargallo.
Troppo spesso in Italia si costringe la magistratura ad intervenire su problemi lasciati insoluti per anni dalle altre istituzioni e dalla politica nazionale e locale.
Se non vogliamo che la vicenda del depuratore dell’Ias e dei grandi impianti industriali ad esso collegati si avvii fatalmente verso una situazione di stallo che ricorda il caso delle acciaierie dell’ex Ilva di Taranto, occorre intervenire subito definendo una seria azione di risanamento tecnico e gestionale dell’impianto di depurazione e più in generale una lungimirante politica industriale sino ad oggi mancate”.
Per l’associazione ambientalista ora sarà fondamentale lavorare sui troppi nodi politici ed economici irrisolti legati al futuro del depuratore e dell’intero polo industriale.
La continuità produttiva non deve più, in nessun caso, mettere in pericolo la salute dei cittadini né provocare danni ambientali.
Il presidente di Legambiente Sicilia, Tommaso Castronovo, sottolinea l’urgenza di intevenire.
“È l’ultima chiamata per la politica nazionale e regionale alla quale chiediamo di lasciare perdere le frasi di circostanza e gli slogan di facile presa nei momenti di maggiore crisi, ma di approfondire criticamente i provvedimenti assunti dal governo e di pensare a come risolvere, attraverso la conversione del polo petrolchimico, i gravi problemi occupazionali, di rigenerazione industriale e di compatibilità ambientale.
Occorre promuovere una profonda trasformazione dell’industria all’insegna della sostenibilità, che non può che partire dalle bonifiche di questi territori di cui da decenni si promette il risanamento, senza mai realizzarlo.
Sarebbe necessario dichiarare ‘strategiche’ le bonifiche dei SIN siciliani se servisse ad accelerarle. Non è ammissibile infatti che dopo 25 anni dall’individuazione di Priolo come Sito di Interesse Nazionale (L.426/1998) lo stato delle bonifiche a giugno 2023 risulti fermo al palo con il 2,2 % di aree bonificate certificate”.
Castronovo sottolinea infine la nomina dell’ing. Giovanna Picone sub commissaria per gli interventi per l’adeguamento del depuratore consortile e dare attuazione alle prescrizioni Aia, sottolineando come dopo ormai quattro mesi non si conoscano gli interventi da realizzare, i tempi e soprattutto le risorse che verranno impiegate per un’operazione di adeguamento tutt’altro che facile.
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