“I lavoratori siracusani hanno ancora una volta manifestato in massa contro l’immobilismo dei governi nazionali e regionali, nonché del sistema delle imprese su un tema delicato e prioritario come la sicurezza sui posti di lavoro esprimendo, solidarietà ai familiari delle 7 vittime della tragedia di Suviana”, a scrivere è Antonio Recano, Segretario Fiom Siracusa.
“Questa ennesima strage ripropone prepotentemente il problema della sicurezza dei lavoratori e del diritto alla salute delle popolazioni in un’area che da decenni si regge su uno scambio impari tra industria e territorio, area dove solo qualche giorno fa si è registrato un nuovo incidente negli Impianti IGCC di ISAB, in cui sono rimasti coinvolti 3 operai, intossicati da una fuoriuscita di “idrogeno solforato”, prosegue.
“Nel Petrolchimico la paura per il crescere della frequenza con cui si stanno verificando questi eventi ci ha spinto ad alzare, ancora di più, il livello di guardia e a mobilitarci contro quello che è diventata una vera emergenza che pericolosamente incrocia la fermata generale degli impianti ISAB Nord che dal 26 aprile vedrà concentrarsi in quell’area circa tremila nuovi lavoratori, cosa che rappresenta un‘ulteriore fattore di rischio senza un adeguato sistema di formazione e prevenzione”.
“La sicurezza non può essere solo una dichiarazione di intenti occorre che il sistema delle imprese metta in campo tutte le azioni possibili per demolire in profondità gli elementi degenerativi di questo sistema mettendo in equilibrio lavoro e salute”, sottolinea.
“Il Petrolchimico Siracusano rappresenta uno scenario complesso dove la paura di perdere il posto di lavoro diventa omertà, reticenza anche sugli infortuni, dove si lavora a ritmi troppo alti, spesso in assenza di formazione adeguata sulle misure di prevenzione e sicurezza”.
“Siamo convinti che occorra una severa riforma del sistema degli appalti che così com’è serve solo a far risparmiare le imprese sulla pelle di chi lavora”.
“La Fiom ritiene sussista un nesso causale tra il sistema degli appalti e le condizioni di degrado e di insicurezza in cui versa il petrolchimico siracusano, relazione causa-effetto attribuibile sicuramente a responsabilità di sistema ma che ha radici anche in responsabilità personali che potrebbero essere accertate con una concreta attività ispettiva ed in caso di atti giuridicamente rilevanti, procedere nei confronti dei soggetti responsabili”.
“Il sindacato, in prossimità dell’avvio della “fermata generale” ha incalzato le committenti chiedendo più attenzione ai processi di qualificazione delle aziende, e ai temi della sicurezza e della salute, ma non basta, diventa essenziale il rafforzamento del controllo da parte del sistema di vigilanza (INL, ASP, INAIL), in termini di qualità, quantità e frequenza”.
“Nell’immediato della “fermata generale” occorre pianificare un’attività ispettiva che coinvolga tutto il petrolchimico in un’azione preventiva a favore di una corretta applicazione della legge e delle norne contrattuali a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, richiamando in solido alle proprie responsabilità anche le stazioni appaltanti in un giusto contesto di legalità”.
“Occorre ricostruire quelle condizioni di legalità, quella coesione sociale oggi minata da una crisi strutturale che in questi anni ha progressivamente prodotto una contrazione dei diritti tra cui quello indisponibile alla salute e alla sicurezza”.
“Se non dovesse bastare, spetta a noi dimostrare con la mobilitazione che è possibile combattere l’arroganza delle aziende, che è possibile conciliare lavoro e salute, che è possibile vivere di lavoro”, conclude.