Il decreto energia, recentemente convertito in legge, prevede che nel porto di Augusta sia realizzato un polo strategico nazionale nel settore della progettazione, della produzione e dell’assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare. (Leggi il nostro articolo)
L’individuazione di Augusta come uno dei due poli, in realtà è possibile che diventino tre, è dovuta alla presenza degli spazi, delle infrastrutture necessarie e le competenze nel campo della movimentazione di pale eoliche e nel caso del porto di Augusta anche nell’offshore.
I segretari provinciale e regionale della Fiom Cgil, il sindacato dei metalmeccanici, ricordano come nel perimetro prospicente la rada di Augusta, all’inizio degli anni 80’ si realizzò una grande intuizione che vide nascere da un progetto congiunto – Sindacati, Enti locali, Associazioni Datoriali e Regione Siciliana – un polo metalmeccanico d’avanguardia candidato alla costruzione di piattaforme petrolifere off shore nelle aree di Punta Cugno e Marina di Melilli.
Lo sforzo economico della regione, che finanziò con 60 miliardi di lire l’acquisto delle attrezzature, favori la nascita del consorzio Italoffshore, che caratterizzato da una manodopera altamente professionale acquisì importanti commesse e per oltre 10 anni diede lavoro ad oltre 2000 lavoratori metalmeccanici.
I due segretari, rispettivamente Antonio Recano e Francesco Foti, sottolineano l’importanza dell’opportunità per l’intero polo industriale.
“Questa straordinaria intuizione insieme all’esperienza Si.Te.Co, azienda che ha dato lavoro a circa 700 metalmeccanici fino al 2010 nel campo dell’Eolico, ha rappresentato forse l’unica vera occasione di diversificazione produttiva ed occupazionale, purtroppo finita miseramente nell’indifferenza della politica e stritolata dall’inadeguatezza degli imprenditori locali.
In questo senso i metalmeccanici pur ribadendo il ruolo centrale di un’industria socialmente ed ambientalmente sostenibile, quale settore indispensabile per l’economia, la ricchezza e il lavoro del nostro territorio e dell’intera economia siciliana, sono convinti che il polo industriale siracusano abbia le potenzialità per intercettare le opportunità offerte dalla transizione e affermare un diverso, moderno e competitivo modello industriale, ma per fare occorrerebbe riportare le aree di Punta Cugno e Marina di Melilli allo spirito originario di quella intuizione, costruire un nuovo modello industriale che in chiave green affranchi da un’opprimente monocultura industriale”.
Foti e Recano sottolineano l’esigenza di “politiche industriali chiare” e di un confronto con la politica e il governo, per condividere strategie e linee di intervento pubblico che convoglino investimenti in un’ottica di salvaguardia dei settori strategici della nostra economia come l’energia, scongiurando un pericoloso processo di desertificazione industriale, soprattutto al Sud.
“La Fiom è convinta che spazi importanti e officine attrezzate, imprese qualificate e maestranze specializzate, fondali marini adeguati, rappresentino ancora oggi un insieme di condizioni e caratteristiche difficilmente riscontrabili in Italia che se valorizzate potrebbero intercettare importanti progetti e traghettare il nostro territorio verso un nuovo modello industriale, capace di dare lavoro a migliaia di metalmeccanici che vogliono essere protagonisti del cambiamento.
E se fino a questo momento la politica e il sistema delle imprese sono rimasti a guardare, occorre mettere insieme sindacato, movimenti, associazioni, cittadini perché rimaniamo convinti che a decidere le sorti del petrolchimico può essere solo la lotta che saprà esprimere il territorio”.