Operazione “Verenne”, disposti 12 provvedimenti cautelari: 10 in carcere e 2 nella propria dimora emessi dal Gip del Tribunale di Siracusa per il reato di concorso continuato in detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
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Alle prime ore del mattino di oggi, i carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Siracusa, hanno dato esecuzione a 12 provvedimenti cautelari (10 in carcere e 2 divieti di dimora nella provincia di Siracusa). L’operazione si è avvalsa della collaborati nella fase esecutiva da personale dei reparti dipendenti della predetta Compagnia, con il supporto di un elicottero del 12° Elinucleo Carabinieri di Catania (CT) e di unità cinofile antidroga del Nucleo Carabinieri Cinofili di Nicolosi (CT), hanno dato esecuzione a 12 provvedimenti cautelari (10 in carcere e 2 divieti di dimora nella provincia di Siracusa) emessi dal GIP del Tribunale di Siracusa Andrea Migneco, su richiesta del Procuratore Aggiunto della Procura di Siracusa, Fabio Scavone e del Sostituto Procuratore, Marco Dragonetti, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso continuato in detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
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Le indagini, avviate nel mese di agosto 2018 dai Carabinieri della Sezione Operativa del N.O.R. della Compagnia di Siracusa e dirette dalla locale Procura della Repubblica, hanno consentito, mediante servizi di osservazione, controllo e pedinamento, oltre che attraverso l’istallazione di videocamere e l’attivazione di intercettazioni telefoniche, di disarticolare un nutrito gruppo dedito a una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana e hashish, operante a Siracusa e che trovava i suoi canali di approvvigionamento nelle città di Catania e Palermo. L’indagine ha preso il via nell’agosto 2018, a seguito dall’arresto in flagranza del siracusano Salvatore Di Fede (detto “il pelato”), effettuato dai militari della Sezione Operativa nel febbraio dello stesso anno, in quanto trovato in possesso di circa 9 kg. di hashish.
A seguito dell’arresto, stante l’ingente quantitativo di cui era stato trovato in possesso, i carabinieri hanno dedotto che il Di Fede fosse un importante acquirente di stupefacente che poi rivendeva in città per alimentare varie piazze di spaccio. Dalla susseguente attività investigativa sono così emerse le condotte delittuose poste in essere dal Di Fede che, nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliari, riusciva a continuare la sua attività di acquisto e rivendita di grosse partite di hashish e cocaina, coadiuvato da Claudio Barone e Massimo Toromosca. Da quanto emerso nel corso delle indagini, il Di Fede era solito utilizzare due canali per l’approvvigionamento dello stupefacente: il primo facente capo al palermitano Giovanni Pasqua, fornitore di hashish ed il secondo, che consentiva a Di Fede di reperire sia hashish che cocaina (quest’ultima proveniente dalla Calabria), attraverso soggetti catanesi, tra cui Rosario Sicurella.
Oltre al Di Fede, anche il Barone si occupava dell’attività delittuosa mentre si trovava ristretto agli arresti domiciliari, addirittura recandosi a Palermo per rifornirsi di droga e tenendo continui contatti con soggetti non appartenenti al proprio nucleo familiare (in piena violazione delle disposizioni per gli arrestati domiciliari), al fine di cedere la sostanza. Proprio per tali violazioni, conseguenti alla sua spregiudicata condotta, indagine durante, il Barone è stato anche arrestato per evasione dai militari dell’Arma. Per i viaggi di approvvigionamento sia di hashish che di cocaina veniva utilizzato, quale corriere, Massimo Toromosca, data la sua libertà di movimento. Parallelamente alla figura del Di Fede, nel corso dell’attività di indagine, si enucleava l’esistenza di un altro piccolo gruppo di spacciatori composto da Sebastiano Galeota, Giuseppe Bronzo e Giuseppe Greco. Questi ultimi, dopo essersi affrancati e aver guadagnato la loro autonomia nel mondo dello spaccio, cominciavano ad approvvigionarsi in maniera autonoma dagli stessi fornitori di Di Fede, tra i quali Giovanni Pasqua.
Proprio il Pasqua risulta essere il personaggio centrale dell’intera indagine: da lui si rifornivano i due gruppi di spacciatori sopra descritti, oltre che altri soggetti che operavano in forma autonoma quali Zuccarello Francesco Paolo, ALI’ Daniele e Campanella Francesco. E sempre dal Pasqua deriva anche il nome dell’indagine, chiamata “Varenne” (come noto il nome di un importante cavallo da corsa), in quanto il palermitano ufficialmente lavorava nel mondo dell’ippica, professione che gli consentiva muoversi tra gli ippodromi della Sicilia, permettendogli così di consegnare ingenti quantità di sostanza stupefacente in tutta l’isola. Inoltre, forse finanche per deformazione professionale, nelle telefonate intercettate il PASQUA e tutti i suoi interlocutori erano soliti utilizzare un linguaggio convenzionale mutuato dal mondo dell’ippica, per riferirsi alle varie tipologie di sostanza stupefacente. Così, di volta in volta, gli stupefacenti venivano denominati in base al loro colore, associato a quello del mantello dei cavalli: pertanto, per riferirsi all’hashish, sostanza dal tipico colore marrone, gli spacciatori usavano il termine convenzionale “sauro”, un cavallo dal tipico manto castano.
Per accreditare che nelle conversazioni si parlava effettivamente di droga, nel corso dell’indagine, i militari della Sezione Operativa di Siracusa hanno eseguito vari riscontri, sequestrando complessivamente ben 73 kg. di hashish e 171 gr. di cocaina e procedendo all’arresto in flagranza di reato di 16 persone. È proprio l’ingente quantità di stupefacente acquistato e rivenduto, e conseguentemente sequestrato, che caratterizza l’indagine qui descritta: si pensi che in occasione dell’arresto di PASQUA Giovanni, avvenuto nel 2018 a Palermo, a seguito di perquisizione domiciliare, sono stati rinvenuti e sequestrati 39 kg. di hashish. L’introito stimato del giro di droga scoperto grazie a questa indagine, iniziata a marzo 2018 e conclusasi a novembre dello stesso anno, è di circa 350.000 euro.
Per tutte le condotte sopra descritte, alle prime luci dell’alba di oggi, sono stati tradotti in carcere: DI FEDE Salvatore, classe 1974, BARONE Claudio, classe 1983, TOROMOSCA Massimo, classe 1974, ZUCCARELLO Francesco Paolo, classe 1971, ALI’ Daniele, classe 1986, GALEOTA Sebastiano, classe 1978, BRONZO Giuseppe, classe 1979, GRECO Giuseppe, classe 1968, CAMPANELLA Francesco, classe 1988, mentre sono stati sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Siracusa: PASQUA GIOVANNI, classe 1968, SICURELLA Rosario, classe 1978. All’attività di esecuzione hanno preso parte 80 militari dell’Arma dei Carabinieri di Siracusa. Nel corso delle odierne perquisizioni sono stati altresì rinvenuti nell’abitazione dell’Alì e sequestrati circa 17 grammi di marijuana e 1 pianta della medesima sostanza alta circa 2 metri. Risultano attive le ricerche su di un altro soggetto allo stato resosi irreperibile.