Sulla morte dell’operaio edile di 59 anni avvenuta a Floridia sono intervenuti i sindacati.
“Il lavoro serve per vivere e non per morire. Le morti sul lavoro sono una strage e i dati più recenti non confortanti: morire sul lavoro non è un destino, si può e si deve evitare. In questi ultimi anni si è svalorizzato il lavoro, per quanto sia un diritto sancito dalla Costituzione e quindi dovrebbe essere tutelato , sicuro”, afferma Roberto Alosi, segretario provinciale della Cgil.
“Chi perde la vita sul lavoro è vittima inconsapevole di un sistema viziato e che va urgentemente cambiato; due gli aspetti fondamentali da modificare: le leggi sbagliate e un sistema legislativo che ha implementato il precariato (uno dei fronti su cui si segnalano maggiormente infortuni e incidenti)”.
“Col nuovo sistema degli appalti, si è sdoganata la filiera interminabile di appalti e subappalti di vario genere, così come l’interposizione di manodopera o i lavoratori somministrati: è una catena che va interrotta immediatamente, anche da punto di vista giuridico”.
“Un appaltatore che possa procedere nell’attività attraverso una serie di subappalti e non risponderne rispetto ai controlli su salute e sicurezza, è uno dei temi su cui chiediamo a questo Governo di intervenire e di invertirne la rotta”.
“E’ l’attuale sistema tema produttivo e imprenditoriale che non va bene: l’idea che una concorrenza fra imprese deve avvenire attraverso la compressione dei costi, scarica sui lavoratori il rischio della sicurezza, ma la sicurezza sul lavoro non può essere un costo, non può essere un orpello: è un investimento ed è l’elemento che qualifica il lavoro”.
“Urge implementare l’ attività preventiva e di formazione, ma anche quella ispettiva”.
“Nella lotta alla violazione delle norme sulla sicurezza, la Cgil ha proposto un Durc che non guardi solo alla regolarità contributiva ma che contempli anche il rispetto della sicurezza”, sottolinea Alosi.
Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil , rappresentati da Eleonora Barbagallo, Nunzio Turrisi e Severina Corallo, esprimono il loro cordoglio alla famiglia ma soprattutto chiedono che la sicurezza sia posta al primo posto.
“E’ una priorità assoluta che non può essere bypassata; I controlli non sono sufficienti, l’ispettorato del lavoro è sottodimensionato: ci vuole una sinergia maggiore tra le istituzioni”.
“La sicurezza non è un costo né tantomeno un lusso, è un dovere cui corrisponde il diritto inalienabile di ogni persona”.
“I numeri relativi agli infortuni sul lavoro sono sconfortanti: nel 2023 sono stati più di 1.500 e in questi primi quattro mesi del 2024 siano già a oltre 350”.
“Non è più accettabile che nei cantieri ci siano lavoratori non correttamente inquadrati con il Ccnl di riferimento non solo per evitare che ci siano elusioni delle norme e delle regole ma anche per dare agli operai gli strumenti necessari per conoscere i loro diritti, specie in merito alla sicurezza”, proseguono Barbagallo, Turrisi e Corallo.
“E per quanto riguarda la patente a punti da parte del Governo, è un’idea che però non è sufficiente per arginare il fiume di sangue e che pertanto va modificata per tutti i settori, colpendo veramente chi causa infortuni, senza prevedere scappatoie”.
Corallo, Turrisi e Barbagallo come componenti di Asso RLST (Associazione di rappresentanza dei lavoratori per sicurezza territoriale) chiedono sostegno sia economico che politico anche all’Ance, l’associazione dei costruttori edili.