I presidenti dei circoli di Legambiente “Timpa Dieri ODV” e “L’anatroccolo APS”, Enzo Incontro e Pippo Giaquinta, hanno inviato ai ministeri dell’Ambiente, della Salute, e della Protezione Civile, un esposto per denunciare lo stato d abbandono del sito dell’ex stabilimento Sardamag.
L’esposto è stato inviato anche al Presidente della Regione Sicilia, all’Assessorato Regionale all’Ambiente, all’ex Asi di Siracusa, all’Arpa Sicilia, ai sindaci di Priolo e Melilli e, per conoscenza, alla Procura della Repubblica di Siracusa.
“Da oltre un anno sono iniziati lavori di demolizione dell’ex impianto di produzione di ossido di Magnesio della ex Sardamag, un’area di circa 115000 metri quadrati nel comune di Priolo Gargallo ed in piccola parte nel comune di Melilli.
Un impianto fermato e abbandonato dai primi anni duemila.
Da allora questo sito che si trova di fronte all’ISAB è rimasto in balia di vandali e lasciato a deturpare il territorio dell’ex Marina di Melilli in parte e del territorio di Marina di Priolo.
Ad oggi però i lavori di demolizione sono stati fermati e questo ulteriore scheletro industriale oltraggia pesantemente la zona”.
L’esposto degli ambientalisti continua con una serie di richieste.
“Chiediamo agli organi competenti:
1) Se prima dei lavori sono state effettuate le dovute bonifiche e carotaggi visto che nel sito sono state movimentate tonnellate prodotti chimici industriali.
2) Come mai sono stati fermati i lavori di demolizione e se tutta l’area demolita e bonificata avrà una diversa destinazione d’uso.
3) Come mai non è stato eliminato per primo lo scarico delle acque di lavorazione del calcare situato proprio sulla battigia dove vi è la frequenza di bagnanti ignari di un’eventuale scarico accidentale .
4) Come mai le condotte di presa acqua mare installate sulla costa adiacente alla battigia di Marina di Melilli e lunghe centinaia di metri non sono state eliminati e da subito.
5) Che destinazione d’uso avrà l’area così demolita e bonificata.
6) Chiediamo all’amministrazione comunale, agli organi competenti alla gestione del territorio ed all’ASI di destinare l’area a servizi civili non più industriali.
7) Chiediamo inoltre di riavviare quanto prima i lavori di demolizione, allo scopo di non lasciare alla collettività e alle future generazioni altri pezzi e ruderi di archeologia industriale”.
I responsabili dei due circoli di Legambiente allegano all’esposto una serie di immagini di quello che definiscono “uno scempio industriale in atto”.
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