La presidente della Consulta comunale femminile di Siracusa Silvana Munafò ha dichiarato: “La violenza sulle donne continua, nonostante il COVID-19”.
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“Le criticità di questo particolare periodo ci impediscono lo svolgimento di ogni attività collettiva, quali assemblee e convegni, ma la Consulta Comunale Femminile di Siracusa nasce per occuparsi di tematiche sociali, riguardanti in particolare le pari opportunità, ed è sempre stata impegnata a sostegno di ogni azione di contrasto alla violenza sulle donne. Anche quest’anno, quindi, nell’occasione della Giornata internazionale istituita dalle Nazioni Unite non poteva mancare di far sentire la sua voce. La violenza contro le donne è un fenomeno ampio e diffuso in tutto il mondo. In Italia 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale e sono i partner attuali o ex partner a commettere le violenze più gravi (dati Istat). La violenza all’interno delle relazioni di coppia, tuttavia, non si limita alle violenze fisiche, alle minacce o alle violenze sessuali, ma può manifestarsi sotto forma di violenza psicologica ed economica che la letteratura internazionale indica con i termini verbal abuse, emotional abuse e financial abuse”.
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“Il riferimento è a dinamiche quotidiane in cui si manifesta un’asimmetria di potere, che sconfina o può sconfinare in gravi situazioni di limitazione, controllo e svalorizzazione del partner, fino ad arrivare a vere e proprie minacce e intimidazioni: Limitazioni nel rapporto con la famiglia di origine o con gli amici, impedimento o tentativo di impedire di lavorare o studiare, imposizione da parte del partner riguardo a come vestirsi o pettinarsi, essere seguite e spiate, impossibilità di uscire da sole, segregazione; impedimento di conoscere il reddito familiare, di avere una carta di credito o un bancomat, di usare il proprio denaro e il costante controllo su quanto e come si spende, umiliazioni, offese e denigrazioni anche in pubblico, critiche per l’aspetto esteriore o per come la compagna si occupa della casa e dei figli e reazioni di rabbia se la donna parla con altri uomini; infine tra le forme di intimidazione sono compresi dei veri e propri ricatti come portare via i figli, o minacce di fare del male ai figli e alle persone care…, nonché quella di suicidarsi. (Fonte: Ministero alle Pari Opportunità). Per completezza di esposizione, inoltre, non possiamo dimenticare i 3 milioni e 466 mila donne che hanno subìto stalking nel corso della vita, anche da sconosciuti, nei luoghi di lavoro, su internet o sui social network, anche attraverso la pubblicazione di commenti offensivi o imbarazzanti e minacce”.
“E’ di fondamentale importanza parlare di questi argomenti, scriverne e diffondere, sia per aiutare chi è nella difficoltà, sia per educare uomini e donne al rispetto ed alla protezione di sé e di chi è più debole. I riscontri ci sono e i dati sono confortanti, aumentano le denunce e il ricorso alle autorità, soprattutto fra le giovani donne. Le forze dell’ordine con i centri antiviolenza e gli sportelli dedicati lavorano senza sosta per dare sostegno e protezione alle donne vittime di violenza e non mancano le Campagne pubbliche e gli interventi educativi nelle scuole. Ma cosa succede in tempi di COVID? Cosa accade quando vittima e aguzzino sono obbligati a rimanere a casa tutto il giorno, tutti i giorni, insieme, da soli? Di certo si moltiplicano le occasioni di contatto, la tensione assume livelli sempre più alti e le probabili difficoltà economiche ed insoddisfazioni sul lavoro fanno di molti uomini degli ordigni pronti ad esplodere! Occorre fare prevenzione in maniera seria ed efficace. Non basta il solo intervento educativo che sortirà effetti a medio e lungo termine, occorre mettere in campo strategie di controllo e di interventi “lampo”, affinchè le donne vittime di violenza non superino per numero le vittime di COVID che tanto ci stanno preoccupando”.