Una legge regionale del 2014, la n. 5, ha istituito l’obbligo per i comuni, di spendere almeno il 2 per cento delle somme loro trasferite con forme di democrazia partecipata.
Con la definizione di ‘democrazia partecipata’ si intende la scelta delle opere finanziate utilizzando strumenti che coinvolgano la cittadinanza per la scelta di azioni di interesse comune.
I cittadini, ogni anno, devono poter scegliere in prima persona come spendere una piccola quota del bilancio della propria città.
I comuni hanno l’obbligo di dotarsi di un regolamento e pubblicare un avviso, entro il 30 giugno se la somma a disposizione è superiore a 10 mila euro, entro il 31 dicembre negli altri casi.
Ogni anno le città siciliane hanno a disposizione in totale circa 4,5 milioni di euro, e vengono realizzati centinaia di progetti.
Ma molti comuni siciliani ancora non utilizzano lo strumento della democrazia partecipata, nel 2024 sono risultati infatti inadempienti alla norma, 86 comuni su 391, il 22,1%.
Sono 5 in meno rispetto al 2023, quando erano stati 91.
La provincia di Siracusa è quella con la più alta percentuale di comuni inadempienti, il 33,3%.
I 7 comuni inadempienti sono: Augusta, Carlentini, Floridia, Lentini, Noto, Pachino e Rosolini.
La provincia più virtuose è quella di Ragusa, dove solo il comune di Pozzallo non ha avviato progetti.
Ad Augusta, per fare un esempio, l’unico progetto realizzato risale al 2016, quando per la “Riqualificazione arredi interni Teatro Comunale e promozione eventi culturali, sportivi e di spettacolo in genere”, furono spesi 25.483,73 € del 27.427,47 € disponibili, e la somma restituita alla Regione fu di 1.943,74 €.
Da allora il comune di Augusta, che nel frattempo si è dotato del regolamento, con la delibera di C. C. n. 07 del 30.01.2024. ha restituito per intero le somme che ammontano, di media, a circa 26.000 € l’anno.
Questa la classifica per province.