Il consorzio CIPIS chiude i battenti e rimangono i problemi: i lavoratori non possono essere licenziati (Decreto Cura Italia), poi c’è il dramma degli esodati (Covid-19) senza cassa integrazione né indennità di disoccupazione.
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“Oggi in piena emergenza subiamo il paradosso di un vuoto normativo che imprigiona 68 lavoratori tra l’impossibilità di lavorare, perché l’azienda è fallita e l’impossibilità di percepire contributi di disoccupazione, perché non possono essere licenziati.” dichiarano Fim Cisl – Fiom Cgil – Uilm Uil, che proseguono. “Il danno e la beffa, il 24 luglio nel mezzo dell’emergenza Covid-19 la CIPIS Consorzio Italiano viene dichiarata fallita e le viene assegnato un curatore, come richiesto dalla procedura, che avrebbe dovuto procedere al licenziamento dei 68 lavoratori ma – a causa dello stop ai licenziamenti previsto dal decreto Cura Italia – tutto è stato bloccato almeno fino al 17 agosto, e i lavoratori sono precipitati nel limbo della “sospensione” senza poter lavorare, senza percepire la cassa integrazione e senza poter richiedere l’indennità di disoccupazione (Naspi), di conseguenza senza nessun sostegno economico”.
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La CIPIS Consorzio Italiano a novembre del 2019 in conseguenza all’esecuzione dei provvedimenti N.4761/17 RGNR, N. 1677/19 RG GIP veniva sottoposta a sequestro e successivamente sotto Custodia Giudiziaria. In questi mesi le organizzazioni sindacali hanno continuato, nell’ottica di assicurare una concreta opportunità di lavoro ai 68 lavoratori presso aziende consorziate, a porre in essere tutte le iniziative utili a ricondurre la gestione dell’azienda nell’ambito della legalità per mantenere i livelli occupazionali e tutelare lavoratori che non hanno svolto alcun ruolo di concorrenti in illeciti, attribuibili esclusivamente al datore di lavoro. Ma qualche cosa è andato storto, e nel vuoto legislativo aggravato dal Covid-19 i 68 lavoratori si ritrovano sospesi, senza retribuzione, senza la possibilità di richiedere l’indennità di disoccupazione e senza certezze per il rientro al lavoro.
“Oggi questi lavoratori vogliono sapere quali impegni intende assumere la consorziata Demetra al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali. Questi 68 lavoratori vogliono rientrare al lavoro in un ambito aziendale che li ha visti partecipare attivamente con il loro impegno negli ultimi 20 anni. Alle istituzioni chiedono attenzione e rispetto, perché è insopportabile il paradosso che stanno vivendo in questi giorni – sospesi senza retribuzione senza poter essere licenziati – hanno concluso Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil, – sono stanchi del vuoto pneumatico della politica e delle istituzioni vogliono risposte per loro e le loro famiglie”.