“Perché indire un concorso in presenza mentre i contagi riprendono in maniera significativa? Perché chi ha la sfortuna di finire in quarantena deve essere escluso dal concorso a causa dell’assenza di una prova suppletiva? Perché chi lavora nella scuola da più di tre anni non può essere assunto, come prevede la direttiva europea 70/1999?”.
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Se lo chiedono i docenti del sindacato COBAS SCUOLA che non si limitano a fotografare con puntualità l’attuale situazione in cui versa la scuola italiana ma propongono soluzioni concrete per evitare il totale collasso di un settore fondamentale, da sempre al servizio della cultura e della crescita del Paese. “Perché bandire un concorso ordinario e uno straordinario per circa 80mila posti, quando i posti da coprire sono più di 200mila? Perché sobbarcare le scuole e i docenti di ruolo del gravoso compito di organizzare, ospitare e fare da commissari alle prove del concorso? Sono questi i misteri che aleggiano in questo periodo sul mondo della scuola – dichiara Antonio Condorelli, docente COBAS SCUOLA Siracusa. Una scuola che, malgrado le rassicurazioni da parte del governo sul regolare avvio del nuovo anno scolastico, si è riaperta nella totale incertezza sia dal punto di vista didattico che sanitario. Le classi pollaio non sono affatto diminuite, – continua Condorelli – ma vengono mandate in quarantena a fasi alterne, come prevedibile; non si è realizzato il conseguente aumento di docenti ed ATA (le ventilate 84.000 assunzioni sono ancora di là da venire); non sono stati potenziati i trasporti pubblici; non è stato stabilizzato il personale precario e le Graduatorie Provinciali per le Supplenze sono state pubblicate con una valanga di errori e conseguenti ricorsi, dando vita a un pasticciaccio scandaloso. Non ci sono stati interventi efficaci per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, – prosegue il docente – né è stato varato un piano nazionale per recuperare e ristrutturare in ogni città tutti quegli edifici dismessi e destinati a un progressivo degrado”.
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La realtà vera che evidenzia il Sindacato parla inoltre di richieste disattese già dallo scorso e travagliato anno scolastico alla fine del quale, nonostante dal mese di aprile i COBAS abbiano chiesto più spazi, più organico, meno alunni per classi e più mezzi di trasporto pubblico, si è giunti al paradosso dei governatori che chiedono la didattica a distanza alle superiori per diminuire la pressione sui mezzi di trasporto. Perché non si investe nella scuola? Dipende tutto da precise scelte politiche che puntano a rendere strutturale la DAD per dequalificare la scuola pubblica e/o dall’incapacità politico-amministrativa del governo arrivato del tutto impreparato alla prevista e prevedibile ripresa dei contagi? Malgrado questo quadro di gravi responsabilità governative, i COBAS non hanno dubbi: la scuola deve restare aperta senza se e senza ma, perché la cosiddetta Didattica a Distanza (DAD) non è davvero insegnamento, non è seria didattica, tutt’al più “didattica dell’emergenza” che, oltre a danneggiare gli studenti, è impossibile da sostenere ulteriormente per le famiglie. “La strada per tenere aperte le scuole in adeguata sicurezza è solo una, – afferma Annamaria Di Carlo docente COBAS SCUOLA Siracusa – quella che andava percorsa da mesi: massicci investimenti da fare subito, e che andranno recuperati successivamente con il Recovery Fund.
Per quanto riguarda il concorso, la soluzione più semplice sarebbe stata ed è quella del concorso per soli titoli e servizi per docenti che comunque hanno almeno 36 mesi di servizio, che hanno diritto alla stabilizzazione, in linea con le sentenze della Corte di Giustizia europea che ha condannato l’Italia per abuso di ricorso a contratti a tempo determinato. Vanno immessi in ruolo anche i docenti specializzati nel sostegno con almeno 3 anni di servizio, mentre quelli non specializzati con 36 mesi di servizio esclusivo sul sostegno devono accedere a un percorso formativo abilitante con successiva immissione in ruolo. Il diritto all’istruzione – conclude la docente – non può diventare un fatto privato, i Cobas insieme con studenti e genitori, mettono al centro la difesa della scuola pubblica statale, in tante situazioni unico presidio di partecipazione e democrazia”. Il Sindacato ribadisce infine che la mobilitazione per garantire a tutti e a tutte il diritto all’educazione e all’istruzione non conoscerà soste, anzi deve crescere e proseguire, perché il futuro della scuola riguarda l’intero Paese.