Un mese dopo la tappa di Priolo e Augusta della campagna “Ecogiustizia subito”, promossa da Legambiente con Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica Italiana e Libera, per richiamare l’attenzione sulle emergenze ambientali dei siti contaminati, le associazioni hanno inviato alle istituzioni regionali e ai comuni dell’area industriale il Patto di comunità.
Si tratta di un protocollo con il quale, oltre a evidenziare le criticità ambientali, sanitarie e occupazionali e sociali del Sin Priolo, le associazioni si impegnano a sollecitare tutti gli Enti e le Istituzioni competenti affinché, tra le altre cose non meno importanti, si dia rapida attuazione alle bonifiche finora avanzate con inaccettabile lentezza.
Le associazioni che hanno aderito alla campagna sosterranno iniziative per sollecitare la riconversione dell’intero comparto industriale, assicurando la riqualificazione dei lavoratori e il mantenimento/incremento dell’occupazione, anche avvalendosi del Just Transition Fund e l’adeguamento e il potenziamento delle strutture e dei servizi di prevenzione, cura e diagnosi precoce delle patologie legate all’inquinamento ambientale.
Le associazioni promuoveranno la partecipazione attiva di cittadini, associazioni e imprese, affinché la comunità sia protagonista di tutte le attività indispensabili: dalla progettazione alla realizzazione concreta degli interventi, per il risanamento ambientale, la tutela della salute, la conversione industriale, la creazione di lavoro e l’affermazione dei diritti sociali.
Gli obiettivi del Patto sono riassunti in 6 punti, nell’ottica della transizione ecologica e di una ripartenza sociale ed economica, che è ritenuta fondamentale per queste aree e per chi le abita.
1. La riconversione dell’intero comparto industriale metalmeccanico dalle attività della filiera petrolifera a quella relativa all’assemblaggio degli impianti eolici offshore, ai servizi marittimi (rimorchiatori d’altura) di trasporto, installazione, manutenzione e vigilanza.
2. La realizzazione di impianti industriali dell’economia circolare (produzione di compost e biometano, estrazione delle materie prime critiche dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, trattamento dei prodotti assorbenti per le persone, etc.) e impianti di produzione di idrogeno verde, prodotto da fonti rinnovabili, per abbattere le emissioni climalteranti dei cicli produttivi.
3. L’utilizzo dell’App. NOSE (Network for odur sentivity) presso le sedi istituzionali e presso le scuole con opportune iniziative di sensibilizzazione alla tutela ambientale ed all’uso dell App Nose, inserendo il widget di NOSE sui siti web comunali con collegamento diretto ai dati giornalieri sulla qualità dell’aria (Bollettino dell’aria) ed ai Report di Arpa Sicilia.
4. La variazione del progetto di vigilanza (PdV) che valida i dati della rete di monitoraggio della qualità dell’aria inserendo quelle stazioni oggi escluse (come ad es. Augusta Marcellino) e ciò in considerazione dell’importante numero di sforamenti registrati dalle centraline escluse dal PdV che oggi sfuggono alla valutazione che ARPA elabora sulla qualità dell’aria.
5. L’implementazione della Rete di monitoraggio della qualità dell’aria con maggiori stazioni di rilevamento su tutto il territorio dell’AERCA.
6. L’elaborazione del Piano di Tutela della qualità dell’aria ad oggi gravemente mancante solo e soltanto nelle aree perindustriali come quella di Siracusa a causa della sentenza del TAR che ha accolto il ricorso dei gestori dell’Area industriale di revoca del piano.
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