A margine dei campionati sospesi per l’emergenza Coronavirus, 12 presidenti di società di calcio di Eccellenza (Acicatena Calcio 1973, Atletico Catania, Carlentini Calcio, Città di Rosolini 1953, Enna Calcio S.C.S.D., Mascalucia San Pio X, Ragusa Calcio, Real Siracusa Belvedere, Santa Croce, Sport Club Palazzolo, Sporting Pedara, S.S.D.Città di Scordia), chiedono alla Lega Nazionale Dilettanti, di accantonare la già compromessa stagione 2019/2020 e di tracciare un nuovo percorso per la prossima stagione, delineando una strada certa con proposte concrete e aiuti finanziari alle società, che altrimenti rischierebbero di scomparire.
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“Ebbene, – fanno sapere i dodici presidenti di società calcistiche dilettantistiche – la ragione per cui abbiamo pensato di preparare questa “lettera aperta” è che abbiamo a cuore questo sport, abbiamo a cuore i nostri ragazzi, abbiamo a cuore il futuro delle nostre piccole società sportive, ma soprattutto abbiamo a cuore oltre alla nostra e quella di familiari ed amici, la salute dei nostri tesserati, dei nostri tifosi e di tutti coloro che seguono ed amano il nostro piccolo-grande mondo del calcio dilettantistico. Senza garanzie di sicurezza sanitaria, visto che noi non abbiamo a disposizione dispositivi e persone per poter garantire ai nostri ragazzi e tesserati l’assenza di contagio, finire una stagione che potrebbe protrarsi fino a chissà quando, vorrebbe dire inevitabilmente sottrarre al futuro, preziose e residue risorse, umane ed economiche. E proprio il CONI nella riunione del 09 Marzo, nel bloccare ogni attività sportiva, ha confermato che la tutela della salute è la priorità assoluta di tutti”, chiedendo, in ogni caso, “al Governo di inserire anche il comparto sport, sia professionistico sia dilettantistico, nell’annunciato piano di sostegno economico che possa compensare i disagi e le emergenze che lo sport italiano avrebbe dovuto affrontare. Tutti noi viviamo ed operiamo in zone che fanno dell’attività turistica la loro unica fonte di lavoro, in cui le aziende si sono trovate, improvvisamente, a dovere fermare la produzione e le persone a bloccare tutte le proprie attività lavorative ed è ovvio che tutti dovremmo fare i conti con le gravi ripercussioni finanziarie che questa pandemia sta provocando. Pertanto, in questo momento e per molto tempo a seguire, le nostre energie e risorse dovranno essere utilizzate esclusivamente a pensare al bene dei nostri dipendenti, delle loro e delle nostre famiglie per cercare di ricostruire tutto quanto sarà irrimediabilmente perso fino al momento che, si prospetta alquanto lungo, in cui si potrà finalmente ritornare alla “normalità”.
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“Ma nonostante ciò assistiamo quasi giornalmente ad interventi sulla stampa e sugli altri mezzi di informazione da parte della UEFA, della F.G.C.I., Presidenti di squadre professionistiche che ritengono che il calcio non sia tra le cose a cui adesso dovere rinunciare, quasi come che questi signori vivano su un altro pianeta. Mentre noi esponiamo il nostro pensiero, i massimi organi della Uefa stanno già riflettendo sul come fare per prevenire il rischio di dover annunciare uno stop definitivo alla stagione 2019/2020: una cosa sembra essere però ormai certa, i campionati dovranno terminare entro agosto per potere disputare anche le coppe europee. Non può non pensarsi ai 21.067 morti che fino ad oggi si sono registrati nel nostro Paese, agli oltre 123.000 decessi nel mondo ed alla pandemia che è ancora in corso in tutti i paesi della terra e potrebbe mietere, purtroppo, ancora migliaia e migliaia di vittime. Ebbene tutto questo se ora non ci fermiamo definitivamente, sarà certamente messo a rischio e forse cancellato per sempre. Riteniamo che oggi la salute valga più di qualsiasi classifica o partita, promozione o retrocessione, vittoria o sconfitta. I nostri Ospedali sono ancora pieni di pazienti affetti dal COVID-19, tutto il nostro eroico personale sanitario è impegnato in prima linea nella dura lotta contro l’invisibile virus, non è pensabile di sottrarre anche un solo medico per controlli sui nostri tesserati, né di costringere eventualmente alla quarantena volontaria venti, quaranta o cento famiglie, oltre alle responsabilità penali che, in caso di contagio, potrebbero essere imputate ai presidenti. Se i calciatori di squadre professionistiche hanno contratto il virus, nonostante i controlli specialistici ai quali sono sottoposti quotidianamente, come si può pensare che Noi potremmo garantire controlli e tutele ai nostri calciatori e tesserati ora od in futuro prossimo. E’ notizia di oggi di una riunione del comitato medico-scientifico della Federcalcio il quale raccomanda che le squadre al momento della ripresa degli allenamenti siano raccolte in luoghi chiusi (ad esempio centri sportivi) sanificati e rispettosi di tutte le norme igienico-sanitarie. Ciò dovrebbe riguardare non solo giocatori e tecnici, ma anche tutte le persone che con loro devono entrare in contatto”.
“Già si dice che ben 11 società di serie A (non avendo un loro centro sportivo) dovranno trovare soluzioni alternative, e cioè luoghi da trasformare in qualcosa di simile ad un fortino. E ciò dovrebbe avvenire anche per gli arbitri. Si parla anche di seguire il gruppo squadra clinicamente con esami diagnostici da effettuare periodicamente quali tamponi, test molecolari, test sierologici ed esami del sangue generali. Ovviamente tutte queste garanzie non sono possibili ed assolutamente impensabili per le società dilettantistiche, motivo per cui a noi non può restare che chiudere tutto, considerato che non siamo in grado di potere garantire ai nostri ragazzi il bene supremo della salute allo stesso modo dei calciatori professionisti. Quindi non si possono non condividere le parole del Vice Presidente delegato della LND Sandro Morgana, che in una intervista di oggi al TGR Sicilia, ha dichiarato che la situazione del calcio di base è molto difficile e senza un consistente aiuto del Governo molte società dilettantistiche rischiano di sparire, proprio perché quanto sta mettendo in campo la serie A per i professionisti, dà la certezza che per parecchio tempo, in campo dilettantistico, non si potranno riprendere gli allenamenti e men che meno giocare. Alla luce di quanto rappresentato non siamo più disposti a proseguire i campionati e confidiamo che la nostra presa di posizione sia un indirizzo ed un sostegno agli organi della Federazione per arrivare a questa decisione difficile, triste e dolorosa ma assolutamente “necessaria”, dando fin d’ora, la piena disponibilità per cercare tutti insieme di cominciare a tracciare, solo quando sarà possibile, una strada per il futuro, con concrete proposte, con aiuti finanziari concreti, che possano permettere a tutte insieme le Nostre piccole società di sopravvivere e di superare questo tristissimo e tragico periodo, riprendendo a praticare lo sport più bello del mondo, con gli stadi pieni di gente festante”.