Infuria la polemica sulla decisione dell’Assemblea territoriale idrica, di affidare la gestione del servizio idrico in provincia ad una società mista a maggioranza pubblica.
Dopo lo scambio di accuse di ieri tra sindaci, con quello di Palazzolo da una parte e Italia e Carta dell’altra, oggi intervengono nella polemica associazioni e partiti di sinistra.
“La ‘carenza di risorse dei comuni’ è solo un pretesto, quali interessi si vogliono tutelare davvero con questa decisione?”
L’accusa è contenuta in un comunicato a firma di un cartello di associazioni e partiti politici di sinistra, che comprende: Lealtà e Condivisione, Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, Articolo 1, Unione Popolare, PCI, Europa Verde – Verdi.
Nel comunicato si definisce quella di affidare la gestione del servizio idrico in provincia ad una società mista, “Una scelta che esprime una visione miope e rimette alla finalità lucrativa il bene comune per eccellenza, l’acqua”.
I firmatari del documento definiscono “la paventata carenza di risorse dei Comuni è da sempre lo spauracchio per favorire il privato al pubblico”, e si chiedono se “al netto della propaganda, ci chiediamo se esistono dati, analisi (economiche, territoriali, logistiche) e valutazioni approfondite tali da giustificare lo stravolgimento delle previsioni del Piano d’Ambito dell’ATI approvato appena due anni fa”.
Per il cartello di associazioni e partiti, l’intesa tra il Presidente ATI Francesco Italia e il Sindaco Giuseppe Carta, sulla scelta della gestione mista promossa proprio dal Comune di Melilli, unico in provincia, a non aver approvato lo statuto dell’ATI, bloccando di fatto la conclusione dell’iter di affidamento del servizio, e la presentazione dei progetti da parte dell’autorità d’ambito a valere sul PNRR (ad oggi tutti persi), e costringendo la Regione a chiederne il commissariamento che oggi si vorrebbe scongiurare con questo colpo di scena.
Si avanza quindi il sospetto che si sia preferito perdere appositamente tempo, facendo finta di costituire la società pubblica, per determinare una situazione d’emergenza che potesse giustificare l’inversione di rotta.
Per i firmatari del documento, “Appare evidente che attorno alla gestione del servizio idrico, e ai suoi rilevanti risvolti economici, si sta costruendo un’alleanza politico – elettorale a tutto danno dell’interesse dei cittadini a fruire di un servizio pubblico fondamentale improntato all’efficienza, alla sostenibilità ambientale e all’economicità, contro il quale ci batteremo fermamente”.
Sulla vicenda interviene anche l’ex deputato regionale Enzo Vinciullo, che si chiede se i sindaci riusciranno a cambiare lo Statuto e il Piano d’Ambito e farlo approvare dai rispettivi Consigli Comunali senza ottenere una proroga per il commissariamento che è dietro l’angolo.
Vinciullo lancia quindi un appello.
“Contrari alla gestione privatistica dell’acqua, bene primario, ha concluso Vinciullo, convinti che l’acqua deve rimanere pubblica, invitiamo i cittadini, tutte le forze politiche e sindacali, le associazioni, le categorie produttive e professionali ad una manifestazione pubblica per dire, ancora una volta, no all’acqua privata”.