Domani scioperano i lavoratori dell’industria a Siracusa e Ragusa.
Lo sciopero di otto ore è stato proclamato da Cgil e Uil per chiedere, ai governi regionale e nazionale, un piano di investimenti pubblici e privati per la riqualificazione e la riconversione dell’intero comparto.
I lavoratori si ritroveranno alle 9 alla portineria ovest dell’Eni, da dove si muoveranno in corteo per raggiungere il Municipio di Priolo.
Alla protesta hanno dato la loro adesione il Partito democratico, il Movimento 5 stelle e Sinistra Italiana.
Allo sciopero non aderisce la Cisl, che si ritroverà invece davanti alla Prefettura, dalle 10 alle 12.
Al termine, una delegazione dei lavoratori consegnerà al Prefetto un documento a sostegno della vertenza per l’intera area industriale siracusana.
Cgil e Uil, nelle assemblee di preparazione allo sciopero, hanno sottolineato la preoccupazione per le ricadute della chiusura degli impianti di cracking di Versalis, annunciata da Eni, sull’intero petrolchimico.
Per i due sindacati, l’auspicata riconversione in chiave ambientale delle produzioni nel polo siracusano, richiede un piano industriale sostenuto da finanziamenti pubblici certi, per evitare che alle buone intenzioni e alle promesse segua ancora una volta solo una sequenza di dismissioni, che provocherebbe un grave crisi sociale per il crollo dell’occupazione nell’intera provincia.
Come è noto, l’Eni ha annunciato la chiusura degli impianti di Priolo e Ragusa, a causa della crisi strutturale del settore della chimica di base.
Per lo stabilimento di Priolo è previsto uno stanziamento di circa 900 milioni per la realizzazione di una bioraffineria per SAF e di un impianto di riciclaggio chimico che impiega la tecnologia HOOP.
Ieri sono arrivate le rassicurazioni di due senatori di FdI, Pogliese e Sallemi, sul futuro dei siti di Priolo e Ragusa, (leggi l’articolo) anche se su quest’ultimo, in realtà, le ipotesi sono vaghe e per nulla definite.
La chiusura degli impianti di Versalis, secondo Cgil e Uil, in assenza di una chiara politica industriale e di un piano di investimenti per l’intero petrolchimico, può provocare un effetto domino, amplificando gli altri focolai di crisi.
Le interconnessioni tra i vari impianti sono infatti notevoli, e la mancanza dell’etilene prodotto da Versalis, potrebbe provocare la chiusura delle produzioni di parte degli impianti nord di Isab e di Sasol.
I sindacati accusano inoltre Isab di non rispettare la golden power sul mantenimento degli assetti produttivi, fermando invece gli impianti meno remunerativi, senza metter in campo nessuno attività per i nuovi investimenti dichiarati.
Sasol ha attualmente fermi due impianti su quattro a causa della crisi dei mercati di riferimento.
A tutto questo si aggiunge la situazione dell’Ias, entrata in una fase di pericoloso immobilismo, tra questioni giudiziarie e la decisione delle grandi aziende di realizzare propri depuratori abbandonando quello consortile.
Il risultato è l’assenza di interventi concreti per introdurre nuove tecnologie.
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