Poche settimane di restrizioni sono bastate a mostrare l’enorme debolezza del nostro modello sanitario, sociale e di sviluppo territoriale. La narrazione abituale dell’oggi va cambiata, rovesciando la scala dei valori e delle priorità.
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“Le richieste di Cassa integrazione presentate fino ad oggi dimostra come è già cambiato il paradigma sociale e il sistema delle regole. La forza dirompente del contagio non permette più una politica di breve respiro. – ha detto Alosi, segretario provinciale Cgil – Oggi tutti vogliamo che si riparta nel massimo della sicurezza e con la necessaria garanzia per la salute delle persone. Ma non lasciamoci prendere dall’ansia incontenibile di ripartire ad ogni costo. Il punto non è più quando ma come riaprire: occorre cogliere questa occasione per cambiare il nostro modello di sviluppo. Noi non torneremo alla situazione di partenza. Ci batteremo per definire nuove modalità organizzative del lavoro e della sicurezza. Dovremo cambiare non solo il modo di lavorare ma anche quello della distribuzione solidaristica del lavoro e se necessario lavorare meno ma lavorare tutti. Alla sacralità del profitto e del mercato sostituiamo la sicurezza, la qualità della vita, la giustizia sociale, la centralità del lavoro, della partecipazione, dell’unità, del coraggio, della solidarietà”.
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“Ciò a cui abbiamo assistito fino adesso non va bene: in piena emergenza epidemiologica, nonostante le restrizioni anticontagio, l’area industriale del Petrolchimico di Priolo ha registrato una percentuale altissima di lavoratori attivi, segno non sempre di grande responsabilità sociale da parte delle grandi aziende rispetto all’emergenza in corso, aggravato dal fatto che molti lavoratori delle aziende dell’indotto sono stati “ costretti” a lavorare in condizioni di sicurezza assai precarie. Pensare ancora di scambiare la sicurezza dei lavoratori con l’occupazione e il profitto, finanche in questo momento, è non solo sbagliato ma anche molto rischioso. Da qui il nostro appello: mettiamo in positivo la straordinaria emergenza sanitaria e sociale nella quale siamo stati tutti risucchiati, confrontiamoci sul valore sociale del lavoro e sulla dignità delle persone, mettiamo in sicurezza assoluta i lavoratori e la nostra gente, congeliamo il sistema spregiudicato degli appalti e diamoci il tempo necessario per una nuova ripartenza coesa e solidale che coniughi gli interessi d’impresa con i diritti dei lavoratori e del territorio.