Il 2020 è stato un anno difficilissimo, sicuramente il più complicato della storia repubblicana.
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L’impatto della crisi sanitaria sul mondo delle micro e piccole imprese è stato ed è ancora enorme e si aggiunge ad un trend di debolezza economica che il territorio si porta dietro ormai da molti anni. In questo quadro estremamente complesso la Confederazione ha assunto un ruolo cruciale per il supporto quotidiano e costante in favore di artigiani, commercianti e micro imprenditori. È stata una reazione naturale ad un clima di incertezza a cui non eravamo abituati che ci ha posto come un punto di riferimento in un contesto indecifrabile che ha ridisegnato le mappe dell’intero sistema economico globale. Le ripercussioni su quello locale sono state immediate e violentissime ed hanno, tra l’altro, accentuato una già profonda frattura nella società italiana tra soggetti legittimamente garantiti ed operatori autonomi/imprenditori sempre più in balìa di sé stessi. Il 2020 per noi è stato un anno di protezione, un anno in cui abbiamo fatto tutto il possibile per non lasciare indietro nessuno, un impegno quotidiano nella lettura, interpretazione e risposta ai tanti dubbi e quesiti connessi alle inevitabili restrizioni. L’organizzazione non ha mai chiuso i battenti, accogliendo con tantissime precauzioni le istanze di migliaia di imprenditori, cittadini e pensionati. Lo abbiamo fatto per i bonus messi in campo dai vari livelli di governo, per il rapporto con gli istituti di credito e con le istituzioni. Non abbiamo rinunciato alla protesta, per alcune decisioni incomprensibili anche ottenendo delle modifiche ad alcuni provvedimenti lesivi di numerose categorie economiche. Dal nostro territorio parte l’allargamento di alcuni settori economici ai ristori dei decreti degli ultimi mesi e questo è stato possibile solo grazie alla sinergia con l’intera organizzazione su tutti i livelli.
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Nonostante la pandemia abbiamo continuato a lavorare per le leve del rilancio vero, per i canali di ripresa di alcuni settori strategici come quello delle costruzioni. L’idea dei bonus per la riqualificazione degli edifici nasce già nel 1997 da CNA e oggi il percorso del Super Bonus 110% ci vede impegnati nella simbolica ma fondamentale apertura dei primi cantieri. L’8 gennaio infatti partiranno i primi lavori a Siracusa e per noi è il primo autentico segnale di riscatto dell’economia locale. Per questo, consapevoli delle immense difficoltà del 2020, vogliamo concentrarci al massimo sul 2021, partendo dal comparto delle costruzioni che ha perso centinaia di imprese negli ultimi anni migliaia di lavoratori. Un settore trainante che vogliamo valorizzare puntando con decisione a rendere strutturale la misura di incentivo pubblico, senza se e senza ma. Ma il 2021 deve essere anche l’anno del riscatto per tutti gli altri settori, per quelli bistrattati dai vari livelli di governo e dimenticati dai vari decreti di ristoro. È una battaglia di territorio e di civiltà che vogliamo risolvere con metodo, va dato sostegno a chi ha perso di più. Senza discriminazioni connesse ai codici ateco. Vogliamo però continuare a lavorare su alcuni provvedimenti che possono rappresentare una autentica spinta all’economia locale, dalla concretizzazione delle ZES alla ulteriore leva di vantaggio fiscale rappresentata dalle Zone Franche Montane, dalla condivisione di un modello di sviluppo turistico alle infrastrutture fino alla condivisione di investimenti troppo spesso osteggiati in maniera velleitaria. Sono solo alcuni temi che ci accompagneranno in questi mesi e che speriamo di concretizzare presto, sì perché la variabile tempo ha assunto un valore fondamentale.
Ecco alcune delle priorità della nostra organizzazione per il 2021 sugli interventi nazionali: l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare, attraverso l’utilizzo delle nuove apprezzate misure dell’“ecobonus” che con il 110% che rappresentano un potente fattore di sviluppo per l’economia e per le nostre piccole imprese. Va confermato per i prossimi anni ed esteso ai capannoni industriali, sin qui incomprensibilmente esclusi. Le agevolazioni in termini di credito d’imposta all’interno delle aree ZES vanno ampliate anche alle opere murarie almeno per le PMI per determinare una agevolazione concreta sul processo di insediamento di aziende nelle aree identificate e sulle quali è stato fatto uno sforzo importante nel territorio per compattare una offerta territoriale attrattiva. Aprire ad una nuova stagione delle c.d. Aree Interne favorendo la partecipazione degli iblei per agevolare percorsi di rilancio di territori altrimenti destinati ad una inesorabile desertificazione sociale. In questo senso va definito immediatamente il percorso istitutivo delle Zone Franche Montane per chiudere il cerchio sulla valorizzazione anche delle aree montane. Rivedere la liberalizzazione del subappalto, in assenza di una reale applicazione del principio della suddivisione in lotti, sarebbe un favore fatto alle imprese prive di capacità esecutiva, a scapito di chi, invece, lavora effettivamente nei cantieri.
Un piano strategico di rilancio dell’artigianato, in particolare di quello artistico e tradizionale che è fucina di giovani e di creatività. Un grande progetto per un rinascimento dell’artigianato italiano in grado di coniugare bellezza e qualità. Quel grande artigianato che va mantenuto vivo, aggiornando la legislazione, e favorendo la continuità delle imprese e il passaggio generazionale per non disperdere i saperi e l’esperienza dei nostri artigiani pensionati. Sperimentando nuove misure fiscali – come per esempio riconoscere un ”iper-avviamento” a favore di chi acquistando una impresa e ne prosegue l’attività. Un piano che accompagni le nostre imprese nell’innovazione, nella digitalizzazione, nella formazione perché possano rispondere alle esigenze di un’economia in cui la conoscenza e il suo accrescimento continuo servono quasi più del denaro. La creazione di canali alternativi come i fondi rotativi assegnati in gestione ai Confidi. Modelli di valutazione che ne facilitino le piccole imprese nell’accesso al credito. Di Minori rigidità nella regolamentazione del sistema bancario perché sono rigidità traslate immediatamente sul sistema delle imprese e sul credito loro concesso. Di più patrimonio per accrescere la capacità di investimento e favorire il rapporto con le banche, secondo il principio: “più capitale nell’impresa, meno imposte sul reddito”. Una definitiva rivisitazione della disastrosa riforma delle Camere di Commercio che ci ha tolto dignità e luoghi ed occasioni di costruzione di politica economica locale. Siracusa ha la necessità di ritrovare protagonismo e di non perdere ancora occasioni di sviluppo e rilancio. Gli interventi regionali: È essenziale dare corso alle tante previsioni di supporto al sistema economico in sede di approvazione della finanziaria regionale già nel Maggio del 2020. In tutta onestà sono poche le azioni che sono arrivate a destinazione anche per un sistema eccessivamente burocratizzato di estensione dei provvedimenti con innumerevoli passaggi. Il sistema economico non riesce a comprendere le ragioni di tanto rallentamento nell’utilizzo delle risorse che stanno alla base delle coperture previste.
Alcune delle prime azioni messe in campo hanno poi prodotto una serie di criticità poco comprensibili. È il caso del ristoro a fondo perduto denominato Bonus Sicilia che prevedeva sostegno economico sulla base del fatturato per le imprese i cui settori economici risultavano sospesi nel periodo di lockdown. Abbiamo contestato la scelta di riferirsi a codici ateco, abbiamo anche criticato il modello del c.d. click day. In sostanza abbiamo criticato l’intero impianto della misura senza riuscire a trovare un minimo dialogo nel merito. Il flop successivo di quel ristoro ha poi aperto una ulteriore fase di incomunicabilità nella ricerca di una soluzione alternativa. Un percorso incomprensibile in un periodo così delicato. Adesso l’auspicio è che si proceda velocemente nella attivazione delle tante misure previste con la previsione anche di altri strumenti. È stata utile la previsione del Fondo Credito Sicilia con incentivi alle imprese che hanno fatto accesso al credito con larga parte degli istituti accreditati, una soluzione che ha visto agire anche in confidi. Questi ultimi rappresentano per noi il vero fulcro per una velocizzazione e per una autentica “messa a terra” del credito in Sicilia. Senza escludere nessuno, in un processo virtuoso con il mondo bancario, va dato loro il compito anche di gestire risorse pubbliche che arriverebbero in poche settimane alle imprese. La velocità è una variabile essenziale in questo momento, la stessa che i medesimi confidi devono avere nella loro evoluzione e concentrazione. Nel dettaglio consideriamo essenziali alcuni temi: Un intervento concreto nelle tante infrastrutture necessarie all’isola ed al territorio del sud-est siciliano. Comprendiamo che si tratta di un percorso in cui la Regione Siciliana non è l’unico attore in campo ma occorre una piena coesione di tutte le forze locali per sostenere un grande piano di investimenti connesso all’utilizzo del Recovery Plan e delle varie programmazioni comunitarie.
Una revisione assoluta delle modalità di utilizzo delle risorse comunitarie per scongiurare una gestione lunghissima delle istruttorie con progetti che vedono esito anche dopo due anni dalla presentazione delle istanze. Una forte attenzione alla attivazione delle ZES e al loro sviluppo sia in termini di attrazione di investimenti esterni sia in termini di investimenti promossi dalle medesime imprese del territorio Un rinnovato impegno nell’utilizzo del fondo d a 37 milioni di euro in favore delle imprese e degli artigiani che da otto anni non vengono utilizzati dopo l’entrata in vigore della legge sul decentramento. In passato con queste risorse sono stati effettuati interventi molto produttivi per le imprese artigiane e siamo convinti che si possa fare altrettanto con una buona concertazione.