Ancora brutte notizie sulla qualità dell’ambiente nelle città siciliane arrivano da Ecosistema Urbano di Legambiente, il Rapporto annuale che l’associazione realizza in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore.
Il rapporto è redatto sulla base di 20 indicatori che fotografano le performance ambientali di 106 città capoluogo in 6 macroaree: aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia.
I punteggi assegnati per ciascun indicatore identificano il tasso di sostenibilità della città reale rispetto a una città ideale (non troppo utopica visto che esiste almeno una città che raggiunge il massimo dei punti assegnabili per ognuno dei 20 indici considerati)
Reggio Emilia, con il punteggio di 80,66 su 100, è la migliore città, sui 106 capoluoghi, per performance ambientali, precede Trento con 78,70 punti e Parma con 76,64, rispettivamente al secondo e terzo posto.
Male le città del sud, la prima in classifica è Cosenza, che perde 6 posizioni rispetto allo scorso anno, ed è ora al 13mo posto con il punteggio di 70,75.
I primi 10 posti sono occupati tutti da città del nord, tra gli ultimi 10 ci sono 8 sono città del sud, due siciliane e 4 calabresi.
La prima delle città siciliane è Enna, 43ma con 58,84 punti.
Seguono: Messina 68ma con 52,82, Ragusa 69ma con 52,01, Caltanissetta 70ma con 51,69, Trapani 73ma con 50,83, Agrigento 86ma con 46,90.
Siracusa è 92ma con 44,39, Palermo 102ma con 34,63 e Catania 106ma e ultima, staccata con appena 15,79 punti.
A Siracusa migliora la qualità dell’aria, aumentano le piste ciclabili e il solare pubblico.
Stabile la raccolta differenziata, ferma al 50,3%, peggiora l’uso consapevole del suolo.
A Catania, che vede crollare il punteggio da 20,86 dello scorso anno a 15,79 di quest’anno, a peggiorare sono soprattutto le macroaree acqua e rifiuti, con la raccolta differenziata ferma al 35,80%.
Per il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, i temi ambientali non hanno il posto che meriterebbero nell’agenda politica.
“Per città più sostenibili, resilienti e sicure serve un’azione congiunta a livello nazionale e territoriale da parte del Governo, delle Regioni e dei capoluoghi di provincia.
Oggi, purtroppo, i temi ambientali sono i grandi dimenticati dall’agenda politica, che affronta i temi legati alla sicurezza dei cittadini, solo in riferimento ai fenomeni migratori, ma serve affrontare questo problema sotto tutti i punti di vista, senza lasciare da soli gli amministratori locali nella sua risoluzione.
Da parte del governo nazionale servono politiche coraggiose, a 360 gradi, e risorse economiche all’altezza della sfida per rendere davvero sicuro il nostro Paese.
Si pensi ad esempio all’adattamento alla crisi climatica, che causa sempre più danni e perdite di vite umane; alla rigenerazione urbana e alla messa in sicurezza degli edifici, dalla presenza di amianto e dal rischio terremoti; alla lotta allo smog, che causa quasi 50mila morti premature solo per il PM2,5, o al processo di miglioramento del livello qualitativo dei controlli ambientali in capo alle Agenzie regionali protezione ambientale, oggi disomogenei sul territorio nazionale”.
Mirko Laurenti, dell’ufficio scientifico di Legambiente e curatore del report Ecosistema Urbano, sottolinea come dai dati dati di questa edizione 2024 emerge, con ancora più evidenza, come l’unica via sostenibile per rilanciare davvero il Paese, cominciando dalle città, sia ripensare le realtà urbane del futuro con meno auto e più mezzi meno inquinanti, su ferro ed elettrici, più mobilità sostenibile ed economia circolare, più infrastrutture intelligenti.
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