Alla spiaggia di Ognina, a distanza di due settimane, si sono schiuse le uova di Tartaruga marina del secondo nido.
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Una spiaggia poco idonea alla nidificazione, quella di Ognina, per la presenza di una sabbia mista ad argilla e a frammenti calcarei che, specie dopo le piogge, hanno trattenuto troppa acqua e hanno reso troppo compatta la superficie. All’inizio della schiusa, durata cinque giorni, una decina di esemplari sono rimasti intrappolati sotto la sabbia. Il sospetto che lì sotto ci fosse movimento è arrivato dai volontari di Natura Sicula che monitoravano il nido. Il tempestivo intervento della biologa marina Oleana Prato, curatrice del progetto WWF Tartaruga, ha facilitato l’emersione delle neonate. L’ispezione conclusiva del nido ha restituito questi numeri: uova deposte 169; uova schiuse 71, uova non andate a buon fine per avversità varie 33, uova prossime a schiudersi 65. Queste ultime sono apparse in buone condizioni e con l’embrione dentro, pertanto sono state ricollocate nel nido nella speranza che a breve nascano i piccoli. La ritardata schiusa potrebbe essere conseguenza dello shock termico a cui sono state sottoposte le uova da due giovani balordi, opportunamente denunciati, che giorni fa scavarono la superficie del nido per soddisfare la loro curiosità.
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“Tra le 33 uova non andate a buon fine, – spiega Fabio Morreale di Natura Sicula Onlus – alcune apparivano come bruciate dal calore: anche in questo caso viene da pensare che sia stata causa dell’atto vandalico, della momentanea esposizione ad altissime temperature. A compensazione delle perdite, possiamo dire che in questo nido il numero di uova deposte sia stato alquanto alto. Di norma una femmina ne depone da 60 a 150 per nido. La capacità riproduttiva della Caretta caretta infatti è elevatissima. – prosegue – Ogni estate lo stesso esemplare può nidificare fino a 3 volte, con intervalli di 15-20 giorni, pertanto non si può escludere che i due nidi di Ognina siano stati creati dalla stessa femmina a distanza di qualche settimana. Madre Natura vuole che nascano molti esemplari perchè solo 1 su 1000 riesce a diventare adulto. I fattori limitanti sono tantissimi. Le uova vengono predate da cani randagi e volpi. Le tartarughine appena nate vengono catturate da granchi, gabbiani, topi, uccelli marini. – ha concluso – Ma la minaccia principale rimane l’uomo. Una volta raggiunto il mare il rettile deve vedersela con nemici sempre più agguerriti: plastica, ami, lenze, reti, e imbarcazioni che sfrecciano sull’acqua. E questi non sono predatori naturali”.