“Zara spieghi alla città la scelta di abbandonare il territorio. E’ il caso di porsi qualche domanda”, a scrivere è il Segretario Generale CGIL Roberto Alosi.
“Perché uno dei marchi internazionali più importanti nel campo della moda, in grado di macinare profitti milionari, dopo 15 anni di ininterrotta attività commerciale a Siracusa, decide di dismettere l’attività dal mese di giugno del 2025 e gettare nello sconforto 18 lavoratrici e lavoratori che hanno svolto la loro attività con professionalità e dedizione?”.
“Se il punto vendita è assolutamente in attivo e non siamo in presenza di alcuna crisi aziendale cosa spinge la dirigenza commerciale di Zara ad abbandonare lo storico corso Matteotti rischiando di innescare a cascata un pericoloso effetto domino sul resto delle attività commerciali che insistono nella stessa via? Quante altre attività devono chiudere nelle vie principali di questa città (via Tisia, C.so Gelone, C.so Matteotti ecc) prima che qualcuno si ponga il problema di capire cosa sta succedendo nel nostro territorio? Ma è davvero possibile che non esista una visione complessiva che sappia governare, orientare, autorizzare ed indirizzare le attività commerciali e i servizi sapendo cogliere la vocazione e l’identità di ogni quartiere nell’interesse dell’intera collettività?”.
“Ma un piano commerciale che tenga conto della viabilità, dei parcheggi, della pulizia e del decoro urbano, delle esigenze del turismo e dei residenti questa Città ce l’ha o siamo davvero nella “casa delle libertà”? Ma i nostri amministratori “sognano o son desti”? Ma nessuno si accorge che giorno dopo giorno stiamo disgregando la città come luogo del vivere insieme, restringendo la vita collettiva, compromettendo gli equilibri sociali e ambientali, provocando una perdita di senso del luogo in cui viviamo e riducendo la strada a una vetrina del consumo fast food o a un semplice percorso che si frappone tra casa e centro commerciale? La pianificazione della città, di ogni città, ha l’obiettivo di ricomporre la vita sociale, non di disperderla, di creare cioè un ambiente inclusivo perché senza storia, senza vita comune, senza riferimenti collettivi non c’è coesione sociale”.
“La città densa di scambi commerciali e di vita collettiva ha costituito sempre un potente incubatore dello sviluppo e dell’inclusione sociale. Sono fini che convergono verso una nuova e moderna “idea” di città, “compatta”, “densa”, in grado di consentire la prossimità di persone e di attività per garantire opportunità e diversità di occasioni di vita”.
“Una città policentrica, sostenuta da una rete continua di spazi pubblici, in grado di permettere la diffusione in ogni sua parte del sistema delle relazioni urbane per garantire ovunque una vita sociale ricca”.
“Una città formalmente composta in sequenze unitarie, in grado di dare ordine allo spazio, per garantire qualità e identità a tutte le sue parti. Ecco perché la vertenza Zara rappresenta una vicenda simbolo di tutto il territorio, il termometro di una decadenza urbana che impoverisce Ortigia e sfregia tutta la Città. E’ ora di invertire la rotta”, ha concluso.
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