Antonio Ferrante non è tornato sulla sua decisione, annunciata a settembre in coincidenza con la Festa dell’Unità di Palermo, ed ha lasciato la presidenza della direzione del Partito democratico siciliano.
“Ringrazio chi mi è stato vicino in questi giorni ma non cambio idea.
Resterò un tesserato e continuerò ad impegnarmi per la mia città e la mia regione da attivista, quale sono e sarò sempre, provando a coinvolgere le tante e tanti volontari che, come me, hanno ricevuto lo stesso trattamento”
In una lettera di un mese fa aveva usato parole durissime verso il suo partito.
“Ciò che oggi riscontro è un partito ormai ombra di sé stesso, lacerato dalle divisioni interne e proiettato già, elmetti in testa, verso un congresso che sin dalle prime battute appare come una guerra fratricida, prima che un confronto democratico per scegliere la classe dirigente, uno scontro all’ultimo sangue più feroce di quello con le destre, che dovrebbero essere le nostre vere avversarie e alle quali, governo Schifani in primis, dedichiamo critiche con tanto di guanti di velluto.
Oggi più che mai, con i peggiori governi della storia, tanto in Sicilia quanto nel Paese, occorrerebbe unità e condivisione, qualità che difettano nel nostro partito perché soffocate dai personalismi e dalle logiche di schieramento interno”.
Ferrante era stato eletto nel congresso regionale di quattro anni fa.
Alla base della sua decisione ci sarebbe lo scontro con il Pd palermitano, guidato da Rosario Filoramo, nata proprio dall’organizzazione della Festa dell’Unità nei giorni in cui aveva progettato la ‘Summer School’, scuola di formazione del Pd Sicilia, un ciclo di eventi formativi che alla fine fu cancellato.
Nella sua lettera Ferrante definisce il Pd “un partito di solisti eletti che fanno squadra per ragioni di posizionamento interno”.
“Perché ciò che conta è un palco alle feste dell’Unità, anche se spesso sono i più i relatori che gli spettatori, la cui media anagrafica dovrebbe terrorizzare e costringere ai mea culpa i dirigenti di qualsiasi partito, figuriamoci della prima forza riformista del Paese”.
Da settembre Ferrante aveva ricevuto l’invito a congelare le sue dimissioni fino al congresso della prossima primavera.
A chiederlo, tra gli altri, erano stati il segretario regionale Anthony Barbagallo e il presidente della Commissione regionale antimafia, figura carismatica del partito in Sicilia, Antonello Cracolici.
Ma alla fine Ferrante è rimasto sulle sue posizioni e nel corso della direzione regionale del partito di ieri ha confermato le dimissioni.
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