Quando sembrava scontata l’approvazione della legge che reintroduce gli organi elettivi nelle province, è arrivata una brusca frenata.
La legge siciliana che reintroduce l’elezione diretta di presidente e consiglio provinciale è di fatto pronta, ma per essere approvata è necessario che il parlamento nazionale cancelli la legge Delrio, che nel 2014 aveva soppresso le province.
La legge, fortemente voluta dalla Lega, ma sostenuta da quasi tutti i partiti, è in discussione in Commissione affari generali al Senato, dove qualche giorno fa ha però subito una improvvisa frenata.
Dopo un vertice dei parlamentari del partito, Fratelli d’Italia ha infatti deciso di frenare e la Commissione ha rinviato i lavori sul testo della legge, a data destinarsi.
Il motivo?
Quello ufficiale parla di ‘problemi tecnici’, quello vero è che la riforma costa troppo e dovrebbe essere finanziata già con la legge di stabilità in discussione in queste settimane, ma i soldi non ci sono.
Quindi se ne riparlerà tra almeno un anno.
Qualche giorno fa era stato Renzi, a conclusione della tre giorni di formazione dei giovani di Italia Viva a Terrasini, con il suo solito sarcasmo, ad avanzare dubbi sulla reale reintroduzione delle province: “Non trovano i soldi per la benzina, come li trovano per reintrodurle?”
Ora arriva la conferma, con ‘intoppi tecnici’ nella discussione che in realtà celerebbero l’esigenza di rinviare la discussione a dopo l’approvazione della legge di stabilità, quindi fuori tempo massimo per far eleggere presidenti e consiglieri provinciali nel 2024, a giugno assieme alle europee, come auspicato un po’ da tutte le forze politiche.
Se questo scenario dovesse essere confermato, non si voterà prima del 2025.
Non sarebbe un passaggio indolore per la maggioranza di governo, visto che oltre alla Lega, che ne ha fatto una bandiera, tutti i partiti hanno l’esigenza di un contenitore istituzionale in cui soddisfare le ambizioni dei militanti, e impegnare sindaci a fine mandato e parlamentari non rieleggibili per vari motivi.
Senza l’abolizione della legge Delrio, anche la legge regionale siciliana, che ha già superato l’esame della Commissione Affari istituzionali dell’Ars e attende il via libera della Commissione Bilancio, resterà al palo.
Ora la giunta Schifani, che sta per nominare i nuovi commissari per i Liberi consorzi, dovrà fare i conti con il pronunciamento di luglio della Corte costituzionale, che ha ammonito la Regione per il continuo rinvio della elezioni di secondo grado nei Liberi consorzi e nelle Città metropolitane.
A esprimere soddisfazione resta solo il M5S, il cui capogruppo all’Ars Antonio De Luca si dichiara “felice per le tasche dei cittadini che potranno risparmiarsi di mantenere lo stipendificio delle cariche politiche nelle Province”.