L’ente di ricerca C.R.E.A. Sanità ha pubblicato ieri la 12ma edizione dello studio “Opportunità di tutela della Salute: Le Performance Regionali”, che dal 2012 si propone di fornire un contributo alla definizione delle politiche sanitarie e sociali.
Lo studio, come si legge nel rapporto, ha la finalità ultima di promuovere miglioramenti nelle opportunità di tutela socio-sanitaria, intesa in senso lato. offerte nei diversi luoghi di residenza regionale.
Dal rapporto emerge la conferma come l’Italia sia divisa in due parti, con il nord in cui i cittadini godono di performance sociosanitarie soddisfacenti, e il sud in difficoltà.
L’indice unico di Performance è determinato sulla base di una metodologia sviluppata da C.R.E.A. Sanità, che tiene conto dei diversi fattori che determinano l’efficacia del sistema sanitario.
Le dimensioni del servizio prese in considerazione sono sei: Appropriatezza, Equità, Sociale, Esiti, Economico-finanziario ed Innovazione.
Considerando 1 il valore massimo raggiungibile, il valore dell’indice varia tra 0.60, appena la sufficienza, per la regione più virtuosa che è il Veneto, e 0,26 per la peggiore che è la Calabria.
La Sicilia è quart’ultima, con un indice 0,33.
Peggio, oltre che la Calabria, fanno solo la Basilicata con 0,27 e il Molise con 0,31.
Il divario fra la prima e l’ultima Regione è decisamente rilevante: un terzo delle Regioni non arriva ad un livello pari al 40% del massimo ottenibile.
Lo studio identifica quattro gruppi di regioni, in ordine di performance, che corrisponde alla qualità della sanità.
Del primo gruppo fanno parte Veneto, Piemonte, P.A. di Bolzano e Toscana, che raggiungono livelli complessivi di tutela significativamente migliori dalle altre, con un indice di Performance che supera il 50% di quella massima (rispettivamente 60%, 55%, 54% e 53%).
Nel secondo gruppo, sono inserite sette Regioni con livelli dell’indice di Performance abbastanza omogenei, compresi tra il 50% ed il 45%: Friuli Venezia Giulia, P.A. di Trento, Emilia Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Marche e Lombardia.
Nel terzo gruppo sono inserite Sardegna, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo e Puglia, con livelli di Performance compresi tra il 37% e il 44%.
Infine, quattro Regioni, Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria, che si attestano su livelli di Performance inferiori al 35% del massimo raggiungibile.
Non aiuta l’autonomia.
Secondo il rapporto, nel periodo 2017- 2022 la dinamica nelle Province e Regioni Autonome o a Statuto Speciale è stata leggermente peggiore che nel gruppo delle altre.
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