Legambiente ha presentato le sue osservazioni sull’aggiornamento del Piano regionale di Gestione dei rifiuti urbani in Sicilia che, per l’associazione, conferma le sue macroscopiche carenze e gli errori di valutazione e di progettazione.
L’associazione ambientalista, che ha partecipato alla cosiddetta “fase di scoping”, l’’analisi preliminare per definire i riferimenti concettuali e operativi per l’elaborazione della valutazione ambientale, ha ora presentato, nel corso della procedura di VIA, 7 principali rilievi al piano.
Per Legambiente Sicilia, il Piano stravolge l’ordine delle priorità e anziché accelerare sulla riduzione delle produzione dei rifiuti e l’incremento della raccolta differenziata (RD), del riciclaggio e del riuso, sembra puntare direttamente su nuove discariche e megainceneritori.
“Un Piano di questo genere, se non profondamente modificato nei suoi obiettivi e nella programmazione di quegli impianti davvero utili al riciclaggio e al recupero di materia, sarà pagato molto caro dai siciliani, sia in termini economici che ambientali”.
Lo afferma Enzo Parisi, una delle figure storiche dell’associazione.
Il presidente di Legambiente Sicilia Tommaso Castronovo, sottolinea come 800 milioni di euro del fondo di sviluppo e coesione siano stati utilizzati per la realizzazione degli inceneritori, anziché per destinarli ad interventi “più utili”, come la sanità, l’istruzione e altre infrastrutture per la mobilità.
“Si continua a dare priorità alle discariche e agli inceneritori anziché favorire la riduzione e la prevenzione della produzione dei rifiuti, il riutilizzo e il riciclaggio per limitare l’impatto sull’ambiente.
Nel piano sono previsti sia ampliamenti delle discariche per oltre 9 milioni di metri cubi, sia la costruzione di due impianti di incenerimento per lo smaltimento di oltre 600 mila tonnellate di rifiuti che ingesseranno per i prossimi decenni i sistemi di gestione della raccolta differenziata e aggraveranno i costi di smaltimento dei rifiuti con evidenti riflessi sulla tariffa dei rifiuti”.
Per Parisi le valutazioni tecniche alla base del piano non sono attuali e non tengono in considerazione i livelli di raccolta differenziata che la Comunità Europea impone di raggiungere entro il 2030, 75% RD ovvero un recupero di materia pari al 60%, per giustificare la costruzione di 2 termovalorizzatori a cui consegnare 600.000 tonnellate l’anno di scarti della raccolta differenziata di 170/220 euro a tonnellata.
Secondo Legambiente, sulla base di dati statistici aggiornati, della decrescita demografica, 400.000 abitanti in meno in Sicilia al 2035, del trend della raccolta differenziata e di altri fattori, che gli scarti si potranno ragionevolmente ridurre a circa 300.000 tonnellate annue.
Parisi sottolinea inoltre l’importanza del fatto che le nuove piattaforme di trattamento dei rifiuti dovranno produrre, invece degli scarti, Combustibile Solido Secondario di tipo C, che potrà essere utilizzato negli impianti energetici al posto del carbone, del petcoke o del catrame.
Le 3 cementerie siciliane di Augusta, Isola delle Femmine e Ragusa che già utilizzano parzialmente il CSS_C, potrebbero assorbirne annualmente circa la metà, circa 150.000 tonnellate, sostituendo totalmente il petcoke mentre l’altra metà potrebbe essere impiegata nel gassificatore della Isab Energy in sostituzione di una parte del catrame.
Il risultato sarebbe la drastica riduzione delle emissioni di CO2, l’assenza del problema legato allo smaltimento delle ceneri, e un miglioramento sensibile dell’impatto ambientale.
Legambiente chiede poi l’abolizione degli ARO, che producono diseconomie di scala ed inefficienze gestionali, e la riduzione delle SRR, il rafforzamento dei servizi di raccolta differenziata domiciliare nelle città, soprattutto a Palermo e Catania, implementando i servizi con centri comunali di raccolta, centri per il riuso e la preparazione, e centri per il riutilizzo, al fine di aumentare soprattutto la raccolta di frazioni merceologiche come i RAEE, il legno e i tessili, caratterizzati da un basso tasso di recupero, e attraverso l’adozione di una tariffazione puntuale.
“Infine, è importante sostenere e incentivare la realizzazione di impianti industriali dedicati alla raccolta differenziata e al riciclo, come quelli di biodigestione anaerobica e per il trattamento e la valorizzazione di altre frazioni, come il legno, i RAEE e i tessili, per i quali gli impianti attuali sono del tutto assenti o insufficienti”.