Sono in corso da lunedì le prove scritte del concorso per l’assunzione di 44.654 docenti a tempo indeterminato.
In Sicilia i posti disponibili sono complessivamente 1.265, di questi 233 sono nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, e 1.032 nella secondaria di primo e secondo grado.
I candidati sono invece 62.906, 16.516 per scuola dell’infanzia e nella scuola primaria e 46.390 per la secondaria.
Di loro appena il 2% sarà assunto a tempo determinato nella scuola, percentuale che diventa addirittura l’1,4% nella scuola dell’infanzia e primaria.
Quella siciliana è la percentuale più bassa tra tutte le regioni.
La più alta è in Lombardia, dove troveranno posto il 58% dei candidati per la scuola dell’infanzia e primaria e oltre il 12% nella secondaria.
Le prove si stanno svolgendo in numerose scuole della regione, alle quali i candidati sono stati assegnati secondo un criterio che non tiene conto della provincia di residenza.
Questo ha certamente contribuito, assieme al basso numero di posti disponibili rispetto ai quello dei candidati, a scoraggiare la partecipazione di molti aspiranti insegnanti.
Nei primi due giorni, quando si svolte le prove per i docenti di scuola dell’infanzia e primaria, la percentuale dei docenti che hanno rinunciato, secondo le prime stime, sarebbe di 1 su 4.
Per rispondere a ciascuno dei 50 quesiti a risposta multipla di contenuto non disciplinare, in cui consiste la prova, ai candidati è assegnato il tempo di 2 minuti.
La durata della prova è infatti di 100 minuti.
Per superare la prova e accedere alla prova orale, i candidati devono rispondere correttamente ad almeno 35 quesiti, e conseguire così un punteggio di almeno 70/100.
La prova orale, che dovrebbe svolgersi in autunno, prevede che i candidati effettuino una lezione simulata, per accertare la preparazione dei candidati sia sotto il profilo specificamente disciplinare sia per quanto riguarda la capacità didattica.
Critica la Flc Cgil Sicilia, per il segretario Adriano Rizza il concorso non risolve nessun problema, né quello del precariato e né quello legato al fabbisogno di docenti in tutte le scuole di ogni ordine e grado.
“È evidente che l’attuale difficoltà a rientrare a casa, ha spinto la stragrande maggioranza degli aspiranti docenti siciliani a partecipare per i posti messi a concorso nella propria Regione e non nelle Regioni del Centro Nord dove ci sono più possibilità.
La legge, infatti, obbliga i vincitori di concorso a rimanere nel posto in cui vengono immessi in ruolo per almeno 3 anni.
Una norma, quella del vincolo, ingiusta e penalizzante soprattutto per i docenti meridionali che la Flc Cgil sta contrastando in tutti i modi possibili, ma che rischia di aggravarsi ulteriormente poiché le Regioni, grazie al disegno di legge a firma del ministro Calderoli sull’autonomia differenziata, avranno la possibilità di legiferare anche sulla mobilità sicuramente peggiorando l’attuale condizione”.