Nuova battuta d’arresto per il tormentato percorso che dovrebbe portare al ritorno all’elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri dei Liberi Consorzi comunali e delle Aree metropolitane, in pratica le vecchie province.
Su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, il Consiglio dei Ministri, nella seduta di ieri, ha deliberato di impugnare la norma, approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana lo scorso novembre.
“Talune disposizioni, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di elezione dei Presidenti dei liberi Consorzi comunali e dei Consigli metropolitani, violano gli articoli 1, 3, 5 e 114 della Costituzione”.
Quello impugnato è l’articolo 21 della legge regionale n. 27 del 18 novembre 2024, “Disposizioni in materia di urbanistica ed edilizia. Modifiche di norme”, all’interno della quale è stata inserita in tutta fretta la norma sulle elezioni delle province.
La maggioranza all’Ars, e gran parte delle opposizioni, sono convinte dell’opportunità di reintrodurre gli organi eletti direttamente dai cittadini in quelli che sono considerati gli enti di area vasta.
Si tratta delle Aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina e dei sei Liberi Consorzi comunali che corrispondono alle vecchie province, abolite dal governo Crocetta con la legge regionale 15 del 4 agosto 2015.
L’ostacolo alla reintroduzione dell’elezione diretta è però rappresentato dalla legge Delrio, la norma nazionale che dovrebbe essere abrogata per permettere alla Regione di legiferare nella materia.
La legge attuale prevede infatti le elezioni di secondo livello, cioè che ad eleggere il presidente e i componenti dei consigli siano “gli organi elettivi dei comuni in carica alla data delle elezioni degli enti di area vasta”.
In pratica i sindaci e i consiglieri dei comuni che fanno parte dell’ente di area vasta.
L’1 ottobre scorso, il presidente della Regione Schifani, aveva emanato un decreto con il quale indiceva per domenica 15 dicembre 2024 le elezioni dei Presidenti e dei Consigli dei liberi Consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani nonché dei Consigli Metropolitani di Palermo, Catania e Messina.
Per fermare il processo elettorale e motivare l’ennesimo rinnovo dei commissari dei Liberi Consorzi, già censurato dalla Corte Costituzionale, l’Ars aveva accelerato inserendo la norma sulle elezioni nel provvedimento in corso di approvazione in quel momento, che era appunto la nuova legge urbanistica.
L’articolo impugnato dal governo nazionale prevede l’annullamento del decreto del Presidente delle Regione e stabilisce che l’elezione diretta si svolga in una domenica compresa tra il 6 aprile e il 27 aprile 2025.
Con la decisione del Consiglio dei Ministri di ieri, si riparte da zero.
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