In vista del congresso regionale, che dovrebbe svolgersi tra marzo e aprile, sale il livello dello scontro, in realtà mai del tutto sopito, all’interno del Partito democratico.
Al centro della polemica la legge finanziaria regionale, approvata all’Ars nei tempi previsti, evitando al governo regionale di ricorrere all’esercizio provvisorio, per la prima volta dopo vent’anni.
Il segretario Anthony Barbagallo ha attaccato la maggioranza di governo e annunciato che ricorrerà in tutte le sedi, “per denunciare distorsioni delle procedure e sperperi di denaro pubblico”.
L’accusa è di “parcellizzare la spesa assecondando le richieste dei deputati e alimentando una campagna acquisti continua”.
“Nella parcellizzazione delle risorse e nei contributi ad personam, infatti, si annida il metodo di costruzione del consenso del centrodestra in Sicilia.
Il peggiore di sempre.
Promettere utilità come finanziamenti, in cambio di consensi elettorali è un reato grave per il nostro ordinamento giuridico”.
All’interno del Pd c’è chi accusa i parlamentari del gruppo all’Ars, che pure hanno votato contro il provvedimento, di aver dialogato col governo, e contesta ad alcuni deputati di avere prestato il fianco parcellizzando i finanziamenti ottenuti per interessi territoriali.
Una posizione in netto contrasto con quella della maggioranza dei deputati che sostiene invece che proprio l’azione all’Ars è servita a modificare la manovra e a convogliare parte delle risorse disponibili verso provvedimenti generalisti e di sostanza.
Si ripropone lo scontro tra la segreteria del partito e il gruppo all’Ars, che storicamente rappresenta il vero potere all’interno del Pd siciliano, tra l’anima dura e pura dell’opposizione senza sconti e quella più improntata al realismo politico.
Le tensioni sulla finanziaria si aggiungono a quelle sulle procedure per il congresso regionale, tra chi vorrebbe che a votare fossero solo gli iscritti e chi invece vorrebbe aprire ai non tesserati, sul modello delle primarie.
Secondo alcune indiscrezione di stampa, non si esclude addirittura il commissariamento del partito, mentre si parla delle possibili dimissioni di alcuni membri della segreteria regionale, tra i quali ci sarebbe il vice capogruppo all’Ars Fabio Venezia.
Alla luce della polemica particolarmente accesa, cresce il numero di colore che chiedono il rinvio della riunione dell’Assemblea regionale del Pd, convocata per l’11 gennaio, per discutere del regolamento congressuale, per evitare che si trasformi in una resa dei conti.
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