Da ottobre i Liberi consorzi di Comuni, gli enti nati in sostituzione delle province dopo la loro abrogazione, prevista dal governo Crocetta nel 2013, non saranno più commissariati ma saranno governati dagli organi eletti con elezioni di secondo livello.
La giunta di governo regionale ha infatti approvato un disegno di legge che introduce anche alcune modifiche alla disciplina delle ex Province, fino all’approvazione dell’attesa legge nazionale di riforma degli enti di area vasta per l’introduzione dell’elezione a suffragio universale diretto degli organi.
La norma deriva dall’esigenza di rispettare la sentenza del luglio scorso della Corte Costituzionale che, in merito all’ulteriore rinvio della data per l’elezione del Presidente del libero Consorzio comunale e del Consiglio metropolitano, prorogando le funzioni dei commissari straordinari, ha contestato la violazione del principio di ragionevolezza, del carattere rappresentativo ed elettivo degli organi territoriali nonché del dovere di istituire la Città metropolitana, dichiarandone l’illegittimità costituzionale.
Il disegno di legge, che sarà ora trasmesso all’Ars per la discussione e l’approvazione definitiva, prevede che le elezioni si svolgano in una delle domeniche comprese tra il 6 e il 27 ottobre 2024.
I commissari straordinari di nomina regionale, quindi, resteranno in carica soltanto fino alla costituzione dei nuovi organi.
A votare e ad essere eleggibili a consigliere provinciale saranno i sindaci e i consiglieri comunali in carica.
La cessazione dalla carica comunale comporta la decadenza da consigliere provinciale.
Il presidente sarà eletto tra i sindaci della provincia, il cui mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni.
La maggioranza ha da tempo manifestato l’intenzione, in linea peraltro con l’orientamento del governo nazionale, di reintrodurre l’elezione diretta dei presidenti e del consigli provinciali.
Un disegno di legge, che sembrava ormai prossimo all’approvazione, è stato affossato lo scorso febbraio dal sorprendente voto contrario dell’Ars, frutto delle turbolenze della maggioranza legate alla nomina dei direttori generali della sanità.
Secondo autorevoli giuristi, la legge regionale sarebbe comunque entrata in vigore solo dopo l’abrogazione, da parte del parlamento nazionale, della legge Delrio che, nel 2014, aveva abolito le province trasformandole in consorzi di comuni.