Il Vescovo di Acireale Antonino Raspanti, ex vicepresidente nazionale della Cei, ha scritto ai fedeli, sulle celebrazioni di riti a Riposto da parte di finti preti: “Atti illeciti. Fedeli fate attenzione”.
Il Vescovo di Acireale Antonino Raspanti, con un comunicato diffuso in tutte le comunità parrocchiali della diocesi, ha messo in guardia i fedeli dalle celebrazioni di falsi preti che avverrebbero a Riposto.
La vicenda è collegata all’attività di alcuni falsi sacerdoti, che celebrerebbero, da alcuni mesi, riti pseudo cattolici a Quartirello, una borgata di Riposto, inducendo decine di fedeli a partecipare in un appartamento privato a celebrazioni liturgiche che, seppure simili, in realtà non sono riconosciute dalla Chiesa Cattolica Romana.
Recentemente la pratica si sarebbe estesa anche a un piccolo garage, nel centro della cittadina etnea.
I falsi preti svolgerebbero anche una intensa attività su alcuni social, con benedizioni a domicilio e celebrazioni pubbliche con foto e video su ‘Tik tok’.
Quella di Acireale è una delle diocesi siciliane che registrano la maggiore partecipazione di fedeli alle celebrazioni religiose, e che è presente nel territorio con una rete di volontariato ben radicata e molto attiva.
Monsignor Raspanti, teologo e filosofo, che anche è il presidente della Conferenza episcopale siciliana, ha scritto ai fedeli.
“Da più parti si segnala che nel territorio di Riposto sono presenti e operano ministri di culto che dichiarano di appartenere ad una comunità ecclesiale che si attribuisce il nome “Cattolica” pur non avendo alcun vincolo di comunione con la Chiesa Cattolica Romana e con il Papa.
L’Ordinario diocesano mette in guardia i fedeli dal rischio di ritenere cattolici i ministri e gli altri esponenti di questa comunità, dato che alcuni elementi possono indurre in errore, come l’uso degli stessi abiti ecclesiastici e la celebrazione di azioni liturgiche del tutto simili a quelle della Chiesa Cattolica Romana.
Pertanto coloro che dovessero partecipare alle celebrazioni di queste comunità ecclesiali e ricevere i sacramenti si pongono fuori dalla comunione con la Chiesa Cattolica, incorrendo nel delitto di scisma, che comporta la pena canonica della scomunica latae sententiae”.