Dopo l’intimazione dell’amministratore giudiziario di IAS alle aziende, di avviare le operazioni di interruzione dei conferimenti presso il depuratore consortile di Priolo, a poche ore dalla scadenza, si parla di un imminente Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, Dpcm, per scongiurare la chiusura dell’impianto.
Dopo l’annuncio del presidente della Regione Schifani, che ha affermato a fine anno di avere pronta la soluzione per permettere al depuratore consortile di continuare ad operare, restano poche ore per scongiurare quella che potrebbe rivelarsi il colpo di grazia per diverse attività del polo petrolchimico.
Ricordiamo che l’amministratore giudiziario di IAS, Antonio Mariolo, pochi giorni fa ha intimato alle aziende che producono i rifiuti trattati nell’impianto consortile, di avviare le operazioni di interruzione dei conferimenti, per “iniziare immediatamente a porre in essere le operazioni di esecuzione del provvedimento di sequestro del 12/5/2022”.
Si pensava che la soluzione potesse arrivare con l’inserimento dell’impianto consortile all’interno del decreto legge 2/2023 “Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di ieri.
Il decreto che è stato ribattezzato ‘Salva Ilva’ perché l’obiettivo è considerato soprattutto quello di garantire il funzionamento dell’impianto siderurgico di Taranto durante la fase di adeguamento e riconversione degli impianti, come si legge nelle premesse “Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di adottare misure per fronteggiare le problematiche relative alla gestione dell’ex Ilva”, è stato pesantemente attaccato dall’associazione Peacelink, che lo ha definito “un intervento a gamba tesa del governo per fermare la magistratura, che altera l’equilibrio fra i tre poteri su cui si basa lo stato di diritto”.
Ma nel decreto, dell’impianto di Priolo non c’è traccia.
L’articolo 6 prevede infatti che, “Quando il sequestro ha ad oggetto stabilimenti industriali o parti di essi dichiarati di interesse strategico nazionale ai sensi dell’articolo 1 del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 dicembre 2012, n. 231, ovvero impianti o infrastrutture necessari ad assicurarne la continuità produttiva, il giudice dispone la prosecuzione dell’attività avvalendosi di un amministratore giudiziario nominato ai sensi del comma 1.”
“Il giudice autorizza la prosecuzione dell’attività se, nell’ambito della procedura di riconoscimento dell’interesse strategico nazionale, sono state adottate misure con le quali si è ritenuto realizzabile il bilanciamento tra le esigenze di continuità dell’attività produttiva e di salvaguardia dell’occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente e degli altri eventuali beni giuridici lesi dagli illeciti commessi”.
In realtà il provvedimento riguarderebbe non solo l’ex Ilva, ma tutti i siti di interesse nazionale ritenuti strategici, compresa la raffineria Isab di Priolo.
Tutte le speranze sembrano ora affidate, proprio sul filo di lana, a un Dpcm che permetterebbe di inserire il depuratore consortile di Priolo tra gli impianti beneficiari del provvedimento.