La Corte di Cassazione, esprimendosi sul ricorso dell’ex sindaco di Priolo, ha dichiarato legittimo il provvedimento del Gip di Siracusa, che il 3 ottobre del 2022 ne aveva disposto gli arresti domiciliari.
Il ricorso era stato presentato, dal legale di Gianni, l’avvocato Paolo Ezechia Reale, contro la decisione del Tribunale del riesame di Catania, che aveva già rigettato la richiesta di scarcerazione.
L’ex sindaco di Priolo era stato arrestato il 3 ottobre del 2022 con l’accusa di aver abusato delle propria posizione di capo dell’amministrazione comunale, intimando ad alcuni imprenditori locali di finanziare società da lui indicate, esercitando pressioni per agevolare l’assunzione di persone presso aziende leader del polo industriale siracusano, e interferendo con l’attività dei funzionari del Comune Priolo.
Gianni, che nel frattempo era tornato in libertà dopo le dimissioni dalla carica di sindaco, ha sempre rigettato le accuse mosse nei suoi confronti dal Gip del tribunale di Siracusa, rivendicando la legittimità dei suoi comportamenti, sostenendo che rientrerebbero nei confini della responsabilità e dell’azione politica.
Gianni ha chiesto e ottenuto il giudizio con il rito abbreviato. La prima udienza, prevista per il 10 marzo scorso, è stata rinviata al 5 maggio per l’assenza di un giudice.
La prossima udienza, di fatto la prima, si svolgerà quindi nel pieno della campagna elettorale per le elezioni amministrative, alle quali Gianni ha annunciato di partecipare.
Anche se di fatto la sentenza della Cassazione non cambia la situazione attuale, la conferma della legittimità del provvedimento del Gip costituisce un grosso ostacolo nella sua corsa alla riconquista della sindacatura.
Di certo uno strumento in più in mano ai suoi avversari politici, che avvertono già gli elettori del rischio che, qualora eletto, Gianni possa essere sospeso dalla carica e il Comune di Priolo nuovamente commissariato.
Vedremo nelle prossime ore se quest’ultimo sviluppo della sua vicenda giudiziaria convincerà l’ex deputato e assessore regionale a rinunciare alla candidatura.