Un articolo del quotidiano Repubblica riapre il caso della raffineria di Priolo, attualmente di proprietà di Litasco S.A., controllata al 100% da Lukoil, che ha rischiato di interrompere la produzione per effetto dell’embargo del petrolio russo.
Dopo il comunicato con cui, era il 9 gennaio scorso, Lukoil annunciava che Litasco S.A., aveva firmato l’accordo con il fondo cipriota G.O.I. Energy Limited, per la vendita della raffineria Isab di Priolo, sembrava risolta la crisi nata per l’embargo del petrolio russo, dovuto alle sanzioni per la guerra in Ucraina.
L’accordo prevede che il fondo G.O.I. Energy, acquisirà la raffineria di Priolo, mantenendo i livelli occupazionali e garantendo le migliori condizioni di salute e sicurezza.
Secondo l’accordo, la cessione dello stabilimento dovrebbe essere completata entro marzo, dopo il rilascio, da parte del Governo italiano e della Commissione europea, delle autorizzazioni previste, per le quali sono state già avviate le rispettive istruttorie, per verificare i requisiti della nuova proprietà e il rispetto delle regole dell’antitrust.
Dopo la firma dell’accordo, il 4 febbraio scorso, il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, ha firmato il Dpcm che dichiara Isab stabilimento di interesse strategico.
Sebbene il testo del DPCM non sia ancora noto, considerato che diventerà operativo dopo la registrazione da parte della Corte dei Conti, è certo che la definizione di sito di interesse nazionale, abbia spinto all’avvio della procedura per una possibile applicazione, da parte del governo, dello scudo della Golden power, che di fatto bloccherebbe l’accordo, come ha confermato a La Repubblica lo stesso ministro Urso.
La norma della Golden power attribuisce infatti al governo poteri speciali, per opporsi all’acquisto.
I dirigenti della società acquirente, la Goi Energy, avrebbero già incontrato il ministro, assieme al suo vice Valentini, e al presidente della Regione Schifani, accompagnati dal rappresentante dello studio Bonelli- Erede, consulente del fondo cipriota, l’ex ministro dell’interno Angelino Alfano, vicino a Schifani e ad esponenti del governo.
I problemi nascono dai dubbi sul reale profilo dei compratori, considerati vicini al governo russo.
Il governo americano avrebbe espresso le proprie preoccupazioni per il ruolo dell’amministratore delegato della società cipriota, Michael Bobrov, e per il coinvolgimento nell’operazione di Trafigura, la società svizzera di cui è stato responsabile lo stesso Bobrov e che avrebbe il compito di garantire le forniture di greggio, considerata in stretti rapporti con Putin.
Agli americani, sempre secondo La Repubblica, preoccuperebbe il fatto che, dopo questo lungo percorso, la stabilimento, di cui non va trascurata la vicinanza alla base di Sigonella, possa in qualche modo finire sotto il controllo russo.
G.O.I. Energy ha precisato in una nota, che “né la società né il suo amministratore delegato, Michael Bobrov, né i suoi azionisti (diretti e indiretti) e amministratori hanno alcun tipo di collegamento con la Russia, con aziende russe, con istituzioni russe e con altri soggetti comunque riconducibili alla Russia”.
Nelle prossime settimane si dovrebbe chiarire il reale destino della raffineria di Priolo.
Diversi gli scenari possibili.
L’accordo con il fondo cipriota potrebbe non superare l’istruttoria per le autorizzazioni e in quel caso il governo avvalersi della Golden power, o potrebbero rientrare in gioco altri acquirenti.
A cominciare dagli americani di Crossbridge.