Agli arresti domiciliari dal 3 ottobre scorso, con l’accusa di istigazione alla corruzione, tentata concussione, concussione, falsità materiale ed ideologica in atti pubblici, il sindaco di Priolo sarà processato con il rito abbreviato il 10 marzo prossimo.
Agli arresti domiciliari da oltre tre mesi, Pippo Gianni, che è sospeso dalla carica di Sindaco per gli effetti della legge Severino, ha deciso per il processo con rito abbreviato.
Gianni fu arrestato perché, secondo l’accusa, avrebbe intimato a imprenditori locali, “abusando delle propria posizione di vertice dell’amministrazione comunale, la dazione di ingenti somme di denaro a società da lui indicate, al fine di favorire imprese compiacenti nell’ambito delle gare di appalto, secondo la formula del partenariato pubblico – privato, garantendo alle stesse un diritto di prelazione rispetto alle altre società concorrenti.”
Avrebbe inoltre esercitato pressioni per agevolare l’assunzione di persone presso aziende leader del polo industriale siracusano, e interferito con l’attività dei funzionari del Comune Priolo.
Nell’interrogatorio di garanzia, il sindaco di Priolo aveva puntualmente rigettato tutte le accuse mosse a suo carico dalla Procura della Repubblica di Siracusa, sostenendo che le sue dichiarazioni intercettate nel corso delle indagini, debbano essere inquadrate nel contesto dell’azione politico amministrativa che svolge da decenni, a favore del territorio e a tutela degli interessi dei cittadini e della imprese di Priolo e degli altri comuni della zona industriale.
In quell’occasione, Pippo Gianni contestò la politica delle aziende e rivendicato il diritto di difendere gli interessi del proprio territorio, sostenendo le imprese della zona, a suo dire discriminate, proprio a causa della elevata qualità del lavoro prodotto dalle stesse e dei lavoratori.
Il Gip confermò la misura cautelare e la richiesta di annullamento, presentata dal suo difensore, l’avvocato Paolo Ezechia reale, al Tribunale del Riesame di Catania, non fu accolta.
Per l’avvocato Reale “La scelta di dare inizio subito al processo è pienamente condivisibile e consentirà alla difesa di affrontare con il dovuto rigore probatorio il merito delle accuse oggi fondate sugli indizi raccolti durante le indagini.
Ci si poteva aspettare che il passaggio di fase del processo comportasse anche una valutazione del giudice sull’opportunità di protrarre uno stato di detenzione agli arresti domiciliari la cui durata sembra essersi sufficientemente protratta rispetto alle esigenze che la misura cautelare intende tutelare.
Valuteremo se, anche in relazione alle indagini difensive svolte e al ritardo della Cassazione nel fissare l’udienza sulla legittimità del provvedimento che dispose gli arresti del dottor Gianni, sottoporre subito al giudice tale aspetto prima dell’inizio del processo”.
Ricordiamo che il rito abbreviato, nel processo penale, prevede la rinuncia, da parte dell’imputato, alla fase del dibattimento e quindi alla possibilità di fornire ulteriori prove a sua difesa.
La sentenza viene quindi emessa dal giudice sulla base degli atti acquisiti prima delle conclusioni finali e, in caso di condanna, la pena viene ridotta di un terzo.
Considerato che la vicenda giudiziaria non sembra, da quanto emerge dai social e dall’umore dei suoi concittadini, sul suo consenso nella cittadina industriale, è legittimo pensare che il sindaco di Priolo ritenga che le sue ragioni siano già negli atti processuali e punti ad un’assoluzione in tempi rapidi, con la reintegrazione nel ruolo di sindaco e la possibilità di essere ricandidato alle elezioni amministrative della prossima primavera, quando si voterà a Priolo per l’elezione del nuovo sindaco.