Quarta tappa in Sicilia, ad Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa, oggi, per la campagna nazionale promossa da Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera.
Protagonista il Sito di interesse Nazionale (Sin) di Priolo. “Dopo più di venticinque anni, oltre il 90% delle sue aree (a terra e a mare) sono in attesa di bonifiche e impegni concreti per la riconversione industriale, nonostante 178.651 cittadini abitino in zone a rischio sanitario elevato.
L’ennesima storia di promesse mancate, ritardi burocratici, tempi incerti e fondi bloccati.
Le istituzioni e i decisori politici accelerino il passo, mettendo al centro 4 priorità di intervento, affermando la giustizia ambientale e sociale ed evitando una condanna all’Italia come quella della Corte europea dei diritti umani (Cedu) per non avere garantito il diritto alla vita degli abitanti della Terra dei fuochi in Campania”.
Questa mattina un flash mob delle associazioni ha avuto luogo davanti al Depuratore Ias di Priolo Gargallo per chiedere alle istituzioni, ai decisori politici e alle strutture commissariali un’accelerazione di passo nel risanamento e riconversione industriale.
Nel pomeriggio assemblea pubblica ad Augusta per la presentazione del Patto di comunità, con le azioni di intervento
“A qualche settimana dalla storica condanna della Corte europea dei diritti umani all’Italia per non avere garantito il diritto alla vita degli abitanti della Terra dei fuochi in Campania – dichiarano le associazioni – ricordiamo che il Sin di Priolo è dal 1998 in attesa di bonifiche, giustizia ambientale e sociale.
L’ennesima storia italiana di promesse mancate, ritardi burocratici, tempi incerti e fondi bloccati, dei 5.075 ettari di aree a terra e dei 10.129 di area a mare, secondo i dati del ministero dell’ambiente, dal 1998 a giugno 2024 risultano bonificati con certificazioni rispettivamente appena il 2,2% (129 ettari) e il 2,1% (121 ettari).
Dunque, ben oltre il 90% del SIN è in attesa di bonifiche, mentre la popolazione continua ad ammalarsi e morire per l’esposizione a sostanze contaminanti quali amianto, diossine, PCB, metalli pesanti e solventi.
Non solo la bonifica è in gravissimo ritardo – aggiungono le associazioni – ma sono urgenti anche interventi di riconversione industriale delle produzioni inquinanti verso cicli produttivi più puliti e innovativi, all’insegna dell’economia circolare, fondati sull’uso delle fonti rinnovabili e sul risparmio delle risorse, che dovrebbero auspicabilmente usufruire dell’allargamento dei benefici del Just Transition Fund, previsti ad oggi in Italia solo per il Sulcis in Sardegna e Taranto in Puglia”.
Quattro le priorità d’intervento individuate dalle associazioni promotrici della campagna “Ecogiustizia subito” e contenute nel Patto di comunità che sarà presentato presentato nel pomeriggio nell’oratorio Santa Maria Goretti di Augusta.
Si tratta di: un approfondimento dello stato di inquinamento dell’area e la ripartizione degli oneri dei costi della bonifica secondo il principio di “chi inquina paga”; della bonifica immediata delle aree, a partire da quelle dove è già possibile, come il vecchio impianto Cloro-Soda e della relativa falda, ostaggio del rimpallo di responsabilità tra enti e aziende; della ristrutturazione, revisione, razionalizzazione ed efficientamento del depuratore Ias, grazie all’utilizzo delle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, rendendolo idoneo al trattamento dei reflui provenienti anche da Siracusa nord e Augusta, così da evitare i prelievi di acqua di falda e la costruzione ex novo di ulteriori depuratori (come quello a Punta Cugno); la riconversione dell’intero comparto industriale metalmeccanico e petrolchimico con la realizzazione di impianti industriali dell’economia circolare e della filiera delle rinnovabili, abbattendo le emissioni climalteranti dei cicli produttivi più energivori e producendo nuovi posti di lavoro.
Il caso emblematico della “pioggia oleosa” del 2024.
Per ricordare l’emergenza, le associazioni rammentano, tra l’altro, quanto accaduto nell’agosto dello scorso anno: un’anomalia nell’impianto di raffinazione Isab Sud ha provocato il fenomeno della “pioggia oleosa”, con la fuoriuscita di circa 17 tonnellate di idrocarburi “spruzzati” oltre i confini dello stabilimento nei vicini agglomerati urbani.
L’impianto, posto sotto sequestro dalla procura, ha da lì a poco ripreso l’attività.
Sull’accaduto è stata presentata un’interrogazione al Parlamento europeo.
In risposta al sequestro per disastro ambientale del 2022 del depuratore Ias di Priolo Gargallo, il Governo, nel settembre del 2023, ha messo a punto il decreto “Salva Isab”, disponendo la continuità produttiva dello stabilimento, al fine di salvaguardare l’approvvigionamento di carburante, mettendo in secondo piano le criticità di carattere ambientale.
Difatti, il Decreto fu, successivamente, bocciato dalla Corte costituzionale e infine disapplicato dal Gip.
Ad oggi il destino del depuratore, e quello di molti lavoratori, è incerto: in assenza di un piano di azione di risanamento tecnico e gestionale e di una lungimirante politica industriale, pare sia inevitabile la sua chiusura.
Le associazioni, dopo il flash mob, hanno visitato la Riserva naturale delle Saline di Priolo: parte del Sin e gestita dalla Lipu, rappresenta una storia di resilienza che, tra ciminiere ed emergenze incendi, riesce ad essere uno scrigno preziosissimo di biodiversità, ristoro per 216 specie di uccelli (circa il 40% di tutte quelle osservate ad oggi in Italia).
La campagna “Ecogiustizia subito, in nome del popolo inquinato”, è nata con lo scopo di affermare il principio di giustizia ambientale nei Siti d’interesse nazionale da bonificare, chiedere impegni concreti e tempi certi per le bonifiche, l’applicazione del principio “chi inquina paga”, il diritto alla salute e alla transizione ecologica come strategia per garantire lo sviluppo economico e sociale dei territori inquinati.
Un viaggio in sei tappe partito il 27 novembre 2024 da Casale Monferrato, proseguito il 15 gennaio scorso a Taranto e il 22 gennaio a Venezia e Marghera.
Dopo la Sicilia, seguiranno Brescia (12 marzo) e Napoli (3 aprile).
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