Un anno fa ci lasciava Biagio Conte, il missionario laico che ha rinunciato agli agi e ai vantaggi di una vita comoda, per dedicare il suo impegno e la sua vita al sostegno dei più poveri e dei più fragili.
È il “primo anniversario della nascita in cielo di Fratel Biagio Conte”, amano dire quelli che gli sono stati più vicini.
Nel suo messaggio di cordoglio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, palermitano come lui, lo definì con parole chiare.
“Punto di riferimento, non soltanto a Palermo, per chi crede nei valori della solidarietà e della dignità della persona, che ha testimoniato concretamente, in maniera coinvolgente ed eroica”.
Fratel Biagio ha lasciato il suo straordinario esempio di impegno per gli altri, la Missione di Speranza e Carità, fondata nel 1991 sotto i portici della Stazione Centrale di Palermo grazie al suo carisma.
La Missione assiste oggi centinaia di persone, grazie all’impegno di numerosi volontari e opera in nove comunità, con l’obiettivo di accogliere i ‘nuovi poveri’ delle città, tutti quelli che rimangono indietro e ai margini della società.
La Missione di Speranza e Carità, ora guidata da don Pino Vitrano, ha organizzato una serie di iniziative per ricordarlo.
Queste le parole di don Pino:
“Nella giornata in cui Fratello Biagio ci ha lasciati faremo la celebrazione eucaristica in via Decollati perché vogliamo ringraziare il signore di avercelo donato.
Forse anche per la nostra Missione era necessaria questa esperienza per fare uno stacco e un rilancio ancora più forte che ci impegna a livello spirituale, morale e sociale, in una società in cui c’è molto bisogno di quelli che sono stati la sua opera e il suo messaggio.
Tra di noi maturava tutto nella gioia di collaborare insieme e guardare avanti su vari fronti senza scoraggiarci, nonostante tutto quello che abbiamo affrontato.
Dio, però, non ci abbandona e anche Fratello Biagio non sarà con le mani in mano.
In questo momento, c’è chi agisce dall’alto e chi dal basso in un’unica direzione e per un’unica causa”.
Fratel Biagio ha rappresentato l’esempio della Sicilia migliore, quella dei grandi uomini, del grande cuore, e anche nel momento del suo addio terreno, ci ha lasciato le immagini di quella Sicilia, immagini che tutti vorremmo restassero nel cuore di ognuno per essere di esempio.
Sono le immagini del lungo addio della sua Palermo, che sembrava proprio non volerlo lasciare andare, con le lunghe code alla camera ardente, l’abbraccio di una folla incredibile che ha accompagnato la salma nel percorso tra la missione alla cattedrale, e poi il funerale, con la cattedrale incapace di accogliere tutte le oltre diecimila persone accorse per l’ultimo saluto.
Ma la Sicilia, si sa, è terra di contraddizioni, di sapori forti, anche violenti.
Così, per uno di quegli strani incroci che ci regala, il destino ha voluto che proprio mentre Biagio lasciava la sua esperienza terrena, il boss della mafia più temuto e ricercato, Matteo Messina Denaro, finisse la sua latitanza, dopo trent’anni, arrestato in una clinica dove si curava proprio per lo stesso male che ha portato via Biagio.
Uno strano conflitto tra esistenze opposte, tra chi ha scelto il bene dei più fragili per riscoprirsi immortale nel momento dell’addio, e chi ha invece scelto la il potere del male, il dolore e la sofferenza degli altri, che si scopre solo di fronte alla malattia e la prigione.
Quasi a voler sottolineare la forza e la debolezza della dimensione umana, che di fronte alla morte ci dà il senso vero e il valore dell’esistenza.