Dalle intercettazioni telefoniche che hanno portato all’indagine sull’ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Miccichè, per il quale il Gip del Tribunale di Palermo ha disposto il divieto di dimora a Cefalù, emerge la figura di Salvatore Serio.
Niente di rilievo dal punto di vista penale, ma la conversazione di Serio con l’autista di Miccichè, suo amico, lo ha fatto balzare all’attenzione della stampa nazionale.
Come racconta Felice Cavallaro, nella sua intervista per il Corriere della Sera, Salvatore Serio è infatti consulente del Senato per la pesca.
A nominarlo non è stato il suo affezionato cliente, ma la senatrice di Melilli Daniela Ternullo, anche lei di Forza Italia, che ha preso il posto di Miccichè, a cui è molto vicina, dopo la scelta dell’ex presidente dell’Ars di lasciare il Senato per rimanere alla Regione, essendo stato eletto in entrambe le cariche.
Serio, nell’intervista, nega che dietro la sua nomina ci sia stata una raccomandazione di Miccichè.
“Ma quale salto? Quale raccomandazione?
Micciché che conosco da una vita non c’entra proprio niente.
Anzi, quando la senatrice Ternullo, che da deputata regionale era mia cliente e poi mia amica, ha proposto la consulenza, Gianfranco mi ha preso per pazzo: ‘Che ci vai a fare? È tempo perso…’.
E aveva ragione.
Perché, dopo tre mesi di sali e scendi, ho visto con i miei occhi lo schifo di questo settore dove non puoi fare niente per i cosiddetti vincoli di un’Europa decisa a soffocare noi pescatori, commercianti, le marinerie, i 30 mila siciliani che vivono di pesce come me”.
Sul perché un pescivendolo sia passato dal bancone a Palazzo Madama, risponde:
“Sarebbe stato meglio un ingegnere, un medico, un avvocato?
Anzi, Daniela Ternullo ci ha provato ad inserire uno che ne capisce in un settore dove stiamo perdendo tutto. Ma mi sono arreso. E le ho detto che mollavo”.
Serio chiarisce che la senatrice Ternullo lo pagava di tasca propria.
“Si, io con lei avevo un rapporto professionale e personale. Ma è finito. Da tempo”.
Alla domanda su cosa non andasse, la risposta è disarmante.
“Tutto. Non abbiamo nemmeno più un ministero per la pesca.
E da Bruxelles hanno deciso di bruciare le spadare, ogni tipo di reti, di farci mangiare le spigole allevate con gli antibiotici in Grecia o Spagna, oppure quello schifo di tonni allevati in Norvegia dove sono stato e ho visto con i miei occhi che cosa combinano…”.
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