Costringevano il personale di due istituti scolatici superiori paritari, Scicolone di Cefalù e Ariosto di Termini Imerese, a lavorare in condizioni di sfruttamento.
Questa l’accusa contestata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese ai responsabili della cooperativa sociale ‘La Rocca di Cefalù’ che gestisce i due istituti.
Il personale, sia quello docente che Ata, sarebbe stato costretto a lavorare più di quando dovuto e perfino a restituire parte dello stipendio ai datori di lavori.
Il vantaggio per i lavoratori sarebbe stato quello di accumulare punteggio utile a scalare le graduatorie per le supplenze nella scuola statale, per poi arrivare al passaggio in ruolo.
La cooperativa avrebbe invece ottenuto un consistente risparmio nei costi di gestione e un aumento dei profitti.
Eseguendo un’ordinanza del gip di Termini Imerese Gregorio Balsamo, che ha anche disposto ha disposto il sequestro preventivo 65.300 euro in contanti trovati a casa degli indagati o a scuola, i carabinieri hanno disposto gli arresti domiciliari per la presidente del consiglio d’amministrazione della cooperativa, Patrizia Ficicchia di 61 anni, e il divieto temporaneo di esercitare attività professionale e imprenditoriale nel settore dell’insegnamento per altre quattro persone.
I dipendenti sarebbero stati costretti, e in qualche caso anche minacciati, a lavorare senza il rispetto delle norma del contratto nazionale.
Ben 118 docenti e personale Ata, convocate dai carabinieri, avrebbero confermato le condizioni di lavoro.
“L’attività investigativa ha consentito di delineare un grave quadro indiziario – hanno spiegato gli inquirenti – in ordine alle condotte estorsive e di sfruttamento che gli indagati avrebbero posto in essere in concorso e con ruoli differenti, in qualità di amministratori e gestori della cooperativa”.
Le indagini hanno messo in luce “modalità di assunzione e impiego, in condizioni di sfruttamento, adottate dagli indagati nei confronti di docenti e personale Ata” a partire dal 2019.