L’onorevole Riccardo Gennuso, eletto nella lista di Forza Italia, si è sospeso dalla carica di vicepresidente della “Commissione d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia“, alla quale era stato eletto solo pochi giorni prima.
Era stato eletto vicepresidente della Commissione regionale antimafia la scorsa settimana, ma travolto dalle polemiche, per essere imputato di estorsione in un processo, il parlamentare regionale di Rosolini Riccardo Gennuso si è auto sospeso dalla carica.
Era stato l’altro vice presidente della Commissione Ismaele La Vardera, eletto nella lista De Luca sindaco di Sicilia, il primo a tuonare contro il collega.
“Il vicepresidente dell’antimafia siciliana è a processo per estorsione, no non si tratta di una barzelletta”.
La Vardera, in un comunicato aveva chiesto un passo indietro a Gennuso.
“Riccardo è figlio dell’ex deputato Pippo che non potendosi al momento candidare per una condanna in primo grado ha passato in eredità lo scettro al figlio, il Papà del vicepresidente nel 2018 è stato arrestato per voto di scambio politico Mafioso, anche se l’aggravante di mafia è caduta. Restano le parole di Francesco Giamblanco genero del boss Michele Crapula che definiscono Pippo, il papà del vicepresidente: “Il Santo nostro”.
Le colpe dei padri non ricadano sui figli, mai. Però questo quadro avrebbe dovuto imporre al buonsenso di Riccardo, di chiarire le sue posizioni nei tribunali farsi eleggere pure capo della luna, ma evitare di diventare vicepresidente della commissione antimafia”.
Sul caso è intervenuto il presidente della Commissione, Antonello Cracolici del Partito democratico, che aveva fatto sapere che nel corso della prossima riunione, gli uffici della segreteria ed i funzionari della commissione verificheranno i requisiti previsti dal regolamento della stessa commissione, che individua i casi di incompatibilità per i componenti dell’ufficio di presidenza.
Cracolici, in merito alle accuse a Gennuso, aveva aggiunto: “Se queste notizie risultassero confermate la sua condizione lo renderebbe incompatibile con la carica di componente dell’ufficio di presidenza della commissione”.
Nella serata di ieri, il caso ha anche avuto la ribalta nazionale, con la trasmissione di La7 ‘Non è l’arena’ che si è occupata della vicenda.
Alla fine della lunga giornata, Gennuso si è autosospeso dalla carica “dopo una lunga interlocuzione con il presidente Antonello Cracolici per il rispetto che ho per lo stesso organismo”.
Gennuso ha anche replicato alle accuse sostenendo di avere denunciato un capomafia di Palermo che risponde al nome di Cosimo Vernengo, condannato a 9 anni, e di essere pronto a presentarsi davanti al pm di Palermo per rendere dichiarazioni spontanee.