Era stata arrestata ad aprile dello scorso anno, la preside della scuola Falcone dello Zen, a Palermo, assieme al suo vice, con l’accusa di essersi appropriata di beni della scuola, comprato con i fondi dell’Unione Europea.
Daniela Lo Verde, questo il nome dell’ormai ex preside, era nota per le sue battaglie antimafia, che l’avevano fatta diventare un simbolo della lotta per la legalità, al punto da essere insignita nel 2020 del titolo di Cavaliere della Repubblica dal Presidente Mattarella.
Un simbolo che si era però frantumato di fronte alle accusa di peculato e corruzione, che l’hanno condotta agli arresti domiciliari, assieme alla vicepreside e a un dipendente di un negozio di rivendita di prodotti Apple che le avrebbe regalato degli iPhone in cambio della fornitura in esclusiva alla scuola di tablet e pc, e di essersi perfino appropriata del cibo destinato agli alunni.
Dopo aver respinto in un primo tempo le accuse, ed essere stata nel frattempo sospesa dall’incarico dal Ministro dell’istruzione e del merito, ora chiede di patteggiare la pena, in un successivo interrogatorio, di fronte alle prove fornite a supporto delle accuse, la donna ha ammesso le proprie responsabilità.
“Ammetto tutti i fatti che mi sono stati contestati e mi assumo la responsabilità delle mie azioni di cui mi vergogno profondamente e mi rammarico.
Io ho fatto delle cose che non avevano e non hanno nessunissima giustificazione, ho tradito i valori che… che mi sono stati trasmessi, ho tradito me stessa, ho tradito le mie figlie, la mia famiglia e i bambini a cui io tengo tutt’ora tantissimo”.
L’inchiesta della Procura della Repubblica di Palermo era nata dalla denuncia ai carabinieri di una ex insegnante dell’istituto, che accusava la dirigente scolastica di “gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell’indagata” e essere “avvezza alla violazione delle regole”, comprese quelle sull’emergenza sanitaria e sulla gestione dei fondi europei.
L’indagine ha accertato che gli accusati falsificavano le presenze degli alunni che partecipavano ai corsi, registrando le firme successivamente alle lezioni, e che si sarebbero addirittura appropriati del cibo destinato agli alunni.
Nell’ordinanza con la quale ha disposto gli arresti domiciliari, il Gip parlava di un quadro “chiaro, del tutto inequivocabile e imbarazzante”, dal quale emerge una gestione assolutamente spregiudicata, che curava gli interessi di natura personale.
Alla richiesta di patteggiamento ha dato parere la Procura Europea che ha coordinato l’inchiesta.
Il 29 febbraio ci sarà la decisione del gup. Lo Verde e Agosta hanno risarcito il danno restituendo cellulari e pc di cui si erano indebitamente appropriati.