Si avvicina il terzo e ultimo weekend del Borghi dei Tesori Roots Fest: saranno le ultime occasioni per riscoprire musei, conventi, artigiani, luoghi di memoria spesso legati alle ondate di emigrazione del lembo più a sud d’Italia: nell’Anno del Turismo delle radici, il festival si lega al progetto del Ministero degli Esteri attraverso la sua antenna territoriale, Italea Sicilia; è promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori in collaborazione con tutti i Comuni e con l’Ufficio Scolastico Regionale, ed è sostenuto da IGT e dalla Fondazione Sicilia.
Il viaggio nella Sicilia orientale parte proprio dalla sua punta più lontana, quella Portopalo di Capo Passero; mentre, bisogna andare verso l’interno per raggiungere Buccheri (che nella chiesa di Sant’Antonio Abate nasconde una pala d’altare del Borremans) e ancora più in là, nel cuore della campagna siracusana, per trovare le famose neviere, costruzioni a forma di cupola o dammuso con le pareti interne in pietra lavica per conservare la neve che serviva per la preparazione di sorbetti al limone o al gelsomino.
Nella piccola Cassaro sabato la passeggiata toccherà il Museo Civico nel settecentesco Palazzo Carfì, che ospita paramenti e oggetti sacri provenienti dalle chiese del borgo; una sala dedicata alle feste folkloriche come quella dei Tre Re, e alla banda del paese; e una sezione sugli oggetti della quotidianità popolare.
A Giarratana riapre il Museo dell’emigrazione iblea, ma merita una visita Palazzo Barone dove, a parte i reperti archeologici delle vicine necropoli, una sezione è dedicata a cimeli, medaglie e divise della famosa Polisportiva Aurora; e sempre a Giarratana si percorrono i vicoli stretti de ‘u cuozzu per scoprire come si viveva ai primi del Novecento.
Nel borghese e ricco Palazzo Cocuzza a Monterosso Almo, una particolare collezione di antiche ceramiche, una sezione ornitologica e una naturalistica; a Piedimonte Etneo che presenta inattesi palazzi neoclassici, ma che apre eccezionalmente la cripta e il chiostro del convento dei padri Cappuccini, costruito per volere del principe Ferdinando Francesco Gravina, ci sarà un’occasione imperdibile anche salire sul campanile della Chiesa Madre, oltre a scoprire le due frazioni di Borgo di Vena con il suo santuario e di Borgo Presa.
Le chiese e gli ex conventi di Licodia Eubea sono splendidi – nella chiesa madre Giovanni Verga ambientò la novella “Jeli il pastore”, citando la grande mole della torre campanaria – ma tutto il borgo pare abbracciare ciò che resta del Castello dei Santapau; ma sarà molto interessante la visita al museo “di comunità” Coniglione, dove sono raccolti i tanti arnesi donati dalle famiglie del borgo, legati alla mietitura o all’estrazione del gesso. È stata anche ricostruita la bottega di una calzolaio.
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