C’è tensione nel carcere di Noto, che ha registrato le proteste di agenti e detenuti.
A dare la notizia è il sindacato autonomo polizia penitenziaria, per voce di Donato Capece, segretario generale del Sappe: “nella serata di martedì ed in quella di ieri, anche nella casa di reclusione di Noto, hanno protestato i detenuti”.
Le sempre più frequenti proteste in tutta Italia coinvolgono anche le cosiddette “isole felici” dove i detenuti protestano pacificamente sbattendo nelle inferriate per un guasto alle linee telefoniche e per il sopravvitto che non garantisce alcuni prodotti che comprano”.
La Polizia penitenziaria ha sempre tenuto sotto controllo la situazione, assicura il sindacalista, che però denuncia: “I pochi agenti di cui dispone il penitenziario ci lascia preoccupati, così come ci preoccupano le dodici ore di lavoro continuative che mettono a dura prova i Baschi Azzurri della Casa di reclusione di Noto.
Una protesta tipica tra i detenuti, detta ’battitura’, che per parecchio tempo crea un clima quasi insostenibile all’interno dei penitenziari.
Dobbiamo denunciare che ci troviamo di fronte a un penitenziario gestito a nostro avviso in malo modo: detenuti di medio/basso livello con un fine pena medio sotto i tre anni, tranne 2 sezioni tutti chiusi e senza attività ricreative, socialità, e altro che posso allentare la sofferenza rendendo più vivibile il penitenziario”.
“Un carcere che vede spezzo accorpamenti di posti di servizio e di sollecitazioni in negativo delle condizioni di lavoro dei colleghi di Noto” dichiara Salvatore Gagliani, segretario provinciale del Sappe, secondo il quale: “aprire il secondo piano sarebbe una soluzione che allenterebbe il malessere e renderebbe migliore la condizione di lavoro dei colleghi che nel carcere di Noto vantano una anzianità di almeno 32 anni”.
“Si adottino con urgenza provvedimenti necessari per salvaguardare la sicurezza del carcere di Noto”, prosegue il leader del Sappe.
“Ci attiveremo al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria affinché le giuste proteste dei colleghi di Noto trovino attenzione e conseguenti provvedimento.
Il dato oggettivo è che, anche questa denuncia ci conferma che la tensione che caratterizza le carceri, al di là di ogni buona intenzione, è costante.
Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto.
La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie.
Espellere gli stranieri detenuti in Italia, per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di origine, potrebbe già essere una soluzione, come anche prevedere la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”, conclude Capece.
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