Il Tribunale del riesame di Catania ha respinto totalmente il nuovo ricorso presentato dal P.M. Tommaso Pagano contro l’Ordinanza del Gip Carmen Scapellato che aveva respinto, questa volta, l’applicazione della misura cautelare nei confronti di altri indagati del troncone principale dell’inchiesta condotta dalla Polizia del Commissariato di Priolo Gargallo, denominata “Muddica”.
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A seguito delle indagini furono arrestati nel 2019, nello stesso giorno, il sindaco, svariati amministratori e dirigenti comunali, per corruzione e turbativa negli appalti. Viene nuovamente così rigettato – definitivamente però – l’impianto accusatorio promosso dal P.M. Tommaso Pagano che all’epoca dei fatti era coordinato dal facente funzioni di Procuratore Capo Fabio Scavone. In linea tecnica il Giudice d’Appello ha specificato che si è formata ed opera, nel caso in fattispecie, la preclusione derivante dal consolidamento del “giudicato cautelare”, per cui non possono essere più ammessi altri ricorsi vertenti sullo stesso caso. In definitiva il Tribunale di Catania ha sancito una completa chiusura nei confronti della materia che è stata oggetto di giudicato, non ulteriormente sindacabile. Contrariamente il Giudice, sostiene il Tribunale del Riesame, sarebbe chiamato a decidere all’infinito sulla stessa vicenda, con grave pregiudizio anche economico. In dettaglio i magistrati hanno giudicato: “perfettamente leggittima” la condotta degli indagati, non ravvisando quindi alcun reato nei confronti del vice Sindaco Stefano Elia, del D’Orazio, di Giulia Cazzetta, di Bruno De Filippo e di Rosaria Iraci, amministratori, dirigenti e Rup, succedutesi nel tempo al Comune di Melilli.
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Dello stesso tenore era stata anche, un anno or sono, la Suprema Corte di Cassazione che appellata dalla Procura della Repubblica di Siracusa aveva confermato che nessun reato v’è stato nella condotta attribuita all’Avv. Elia, annullando pure l’associazione a delinquere impropriamente ipotizzata con il Sindaco Giuseppe Carta, ma che nella realtà era emerso che le indagini erano state condotte in maniera superficiale ed erronea da parte del Commissariato di Priolo Gargallo e che sono mancate le opportune quanto necessarie verifiche da parte dei magistrati della Procura di Siracusa. Il Sostituto Procuratore, Birritteri, presso la Suprema Corte di Cassazione aveva bollato le imputazioni come inconsistenti e l’inchiesta stessa come “evanescente”, per cui dichiarava che la vicenda non meritava neppure di essere discussa. Illegittimi sono stati dunque gli arresti dell’operazione “Muddica” riferitasi agli appalti sui trasporti degli alunni e nei confronti dei titolari delle ditte ingiustamente coinvolte, a cui era stata applicata -addirittura- una legge non ancora in vigore all’epoca degli ipotizzati e non provati reati. Da tutto ciò è emerso chiaramente un enorme pregiudizio della Polizia di Stato del Commissariato di Priolo Gargallo che ha svolto indagini unidirezionali utilizzando denunce anonime come atti firmati. Diversi indagati sono stati, poi, prelevati dalle rispettive abitazioni e condotti in commissariato con le auto della Polizia di Stato solo per eseguire nei loro confronti una semplice notifica. Dunque illegittime sono state anche la schedatura degli imprenditori coinvolti perché non si trattava di restrizione della libertà personale.
“Dopo ben 4 anni dall’apertura delle indagini e dopo quasi 2 anni dagli eccellenti arresti, un’altra pesante tegola si è abbattuta contro l’impianto accusatorio promosso dai P.M. Tommaso Pagano e Fabio Scavone. Inchiesta giudiziaria costata centinaia di euro allo Stato che, nonostante il trascorrere inesorabile del tempo dell’avvio dell’operazione, non è arrivata tutt’oggi neppure alla conclusione delle indagini preliminari, con enorme nocumento per gli arrestati che chiedono il risarcimento dei danni ingiustamente patiti. Se vi fosse correttezza professionale e istituzionale, se vi fosse onestà intellettuale, la naturale conclusione dell’evanescente inchiesta, adesso, sarebbe solamente l’archiviazione”.