Aveva 73 anni. A partire dagli anni ’70, con Aldo Bilinceri, Pippo Bordonaro e Armando Tinnirello, fu tra i protagonisti di quella che ancora oggi è ricordata come la “Scuola di Lentini”. Sterminata la sua produzione.
Lentini e Franco Condorelli. Impossibile immaginare l’una senza l’altro. Un binomio inscindibile testimoniato dai messaggi di cordoglio – decine, centinaia di messaggi – che da stamattina stanno inondando i social. La notizia della sua scomparsa ha colto di sorpresa l’intera città e non solo il mondo culturale e artistico. Pittore gentile, dotato di quella straordinaria carica di umanità e modestia che solo i grandi possiedono, Franco Condorelli aveva 73 anni. Non c’è abitazione, a Lentini e non solo, sulle cui pareti non sia stata appesa almeno una delle coloratissime opere di Condorelli. Una produzione, la sua, sterminata e ininterrotta che ha attraversato oltre mezzo secolo. Un’arte dai tratti inconfondibili, tra la metafisica di De Chirico, il surrealismo di Picasso e il naif di Ligabue.
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La “Scuola di Lentini”. Con Aldo Bilinceri, Pippo Bordonaro e Armando Tinnirello, Franco Condorelli fu negli anni ’70 uno dei protagonisti di quel fortunato sodalizio artistico da cui ebbe origine quella che ancora oggi è ricordata come la “Scuola di Lentini”. «Lo scrittore Sebastiano Addamo – come Corrado Peligra, già docente di letteratura italiana, artista, fotografo, esperto di comunicazione visiva e autore di numerose pubblicazioni, ricordava nel dicembre dello scorso anno in occasione della mostra dal titolo “Gli anni ’70 e la Scuola di Lentini” – la definì una “scommessa” artistica che oggi, sulle orme della memoria, possiamo considerare una vera e propria sfida alla tradizionale, imperante nozione di arte. Una sfida maturata tra gli ultimi anni Sessanta e i primi anni Settanta, anche sulla spinta dei grossi rivolgimenti politici e culturali sommariamente passati alla storia col termine di Sessantotto, quando Lentini conobbe significativi fermenti di mentalità ma anche esperienze di fatto destinate a lasciare il segno negli anni futuri». Allestita da Salvatore Lanteri, con il supporto di Badia Lost & Found, nei locali dell’ex studio fotografico di Franco Lanteri, in via Garibaldi, proprio dove i quattro artisti avevano iniziato la loro carriera e dove venivano fotografati dallo stesso Lanteri, la mostra ha provato a raccontare l’esperienza dei quattro artisti che proprio negli anni ’70, appena ventenni, cominciarono a frequentarsi e a condividere lo studio e anche i pochi guadagni, spinti dall’interesse per la pittura e l’arte in generale. «Eravamo in “provincia” ma sognavamo l’oltre», ricordava lo scorso dicembre Armando Tinnirello.
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Il dolore di una città intera. «Se ne va un grande genio lentinese, sempre gentile, apprezzato da tutti, stimato per la sua arte e per la sua immensa umiltà» il commento del sindaco Saverio Bosco. «Franco Condorelli – sottolinea l’assessore alla cultura Alessio Bufalino – rappresenta uno dei più grandi artisti a cui la città ha avuto l’onore di dare i natali. La sua opera ha saputo leggere il tempo e i luoghi in modo unico, creando un’immagine di Lentini che ai suoi colori deve una parte della propria identità». Anche Badia Lost & Found si unisce al dolore di tutta la cittadinanza per la scomparsa del maestro Franco Condorelli: «Con lui va via il fermento culturale degli anni ’70 e ’80, la “Scuola di Lentini” di cui ha fatto parte ed è stato artefice». «Condorelli – sottolinea Giorgio Franco – ha sempre sostenuto la nostra visione di “museo a cielo aperto” aderendovi con la realizzazione e l’allestimento di otto figure mitologiche nel vicolo Sparta, soprannominato per l’occasione “cortile dei giganti”. La sua memoria resterà viva attraverso il nostro lavoro». Per la Pro Loco «Lentini ha perso un artista insostituibile». «Un artista dall’anima gentile», ricorda l’associazione culturale Melograno. «Uno dei più grandi che Lentini abbia mai avuto l’onore di avere fra i suoi vicoli», sottolinea l’associazione SiciliAntica di Lentini e Carlentini. «Che le sue opere possano ora parlare di lui in eterno». Commosso il ricordo dell’associazione Neapolis, di cui Condorelli era socio: «Le nostre Putie e i nostri sant’Alfio non saranno più gli stessi senza di te».
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Addio collega, anche se tu non hai mai esercitato la professione di geometra.
Ricordo, quando eravamo studenti, durante la lezione di disegno con il prof. Romano, ti divertivi a disegnare sul tavolo di disegno con le penne biro di cinque colori. Ricordo che quel tavolo, in due anni, è diventato un’opera d’arte.
Chi sa che fine ha fatto.
Conservo ancora, oltre una tua opera appesa al muro della mia casa, uno schizzo, fatto sempre con quelle famose biro di cinque colori che tu mi hai regalato quando eravamo studenti e che conservo gelosamente da oltre cinquant’anni.
Addio Franco.
Riposa in pace.