Secondo il penalista, difensore del lentinese indagato per la soppressione del cadavere dell’ex bancario, violato il diritto costituzionale della presunzione di innocenza.
Per l’avvocato Giuseppe Cristiano, difensore di fiducia del lentinese Adriano Rossitto, il 37enne titolare dell’agenzia di pompe funebri indagato per l’occultamento del cadavere del bancario in pensione Francesco Di Pietro, ritrovato all’interno di una “body bag” nelle campagne di contrada Ciricò, a Carlentini, il 25 agosto dello scorso anno, «affermare che il “giallo è risolto” equivale ad affermare che la responsabilità del signor Rossitto sia stata definitivamente accertata e ciò è assolutamente falso», oltre a costituire una «grave violazione del diritto costituzionale della presunzione di innocenza».
«Allo stato – chiarire il legale di Rossitto – sussiste soltanto una imputazione provvisoria per il reato di distruzione di cadavere descritta in un ordinanza di custodia cautelare in carcere, ovvero un provvedimento che giustifica – fino all’eventuale annullamento da parte del Tribunale del Riesame – soltanto la misura cautelare. Nessun accertamento sulla responsabilità sussiste in questo caso e pertanto affermare che il “giallo è risolto” equivale a comunicare che il signor Rossitto sia stato condannato in via definitiva per il reato oggi in realtà solo ipotizzato».
Sempre secondo l’avvocato Giuseppe Cristiano, in relazione alla frase “le indagini hanno consentito di far emergere che il Di Pietro, afflitto da una condizione personale di solitudine, aveva preso a frequentare la madre del Rossitto, decedendo forse mentre era in sua compagnia. Sicché il Rossitto, probabilmente preoccupato di tutelare l’onorabilità della madre, si sarebbe prodigato per far sparire il corpo”, «tali affermazioni sono riportate arbitrariamente travisando in vero contenuto della ordinanza di custodia cautelare» e «quanto riportato non si rinviene in alcuna parte dell’ordinanza, laddove si dice espressamente che si tratta di una mera ipotesi investigativa che prende le mosse da dicerie di paese ovvero dal cosiddetto curtigghiu. Così come altre diverse ipotesi erano nate dal medesimo curtigghiu».