Presto la petizione sul tavolo del governatore Nello Musumeci. Chiesto un incontro per ribadire «basta discariche, basta inquinamento, basta tumori». La raccolta prosegue.
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Già oltre 4.000 le firme raccolte dal Comitato unitario per la sanità pubblica contro il progetto di una nuova discarica in territorio di Lentini, quella che la Gesac, società della famiglia Leonardi finita sotto i riflettori della magistratura nell’ambito dell’inchiesta “Mazzetta Sicula”, vorrebbe realizzare in contrada Scalpello, all’interno di due vecchie cave di tufo che occupano un’area di 21 ettari. I rappresentanti del Comitato unitario per la sanità pubblica hanno chiesto un incontro al presidente Nello Musumeci per consegnare la petizione, con la quale si reclama una «gestione pubblica del ciclo dei rifiuti, affinché siano le comunità locali a scegliere la soluzione migliore».
Nei giorni scorsi, incontrando i sindaci di Lentini, Carlentini e Francofonte, Musumeci aveva assicurato che «il governo regionale osserverà prudenza e massimo rigore, fino alla sospensione dei procedimenti autorizzativi, per quei progetti di ampliamento di discariche presentati da società destinatarie di misure giudiziarie». Come nel caso della Gesac. La raccolta delle firme, sostenuta da diverse associazioni del territorio, proseguirà ancora durante lo svolgimento dei mercati settimanali nei tre centri per dire «basta discariche, basta inquinamento, basta tumori».
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Intanto, l’amministrazione comunale ha già approvato la delibera con cui conferma il proprio no alla realizzazione della discarica in variante allo strumento urbanistico, dando mandato al sindaco di esprimere parere contrario nella prossima conferenza dei servizi. Nella delibera si condanna fermamente, in tema di discariche vecchie e nuove nel territorio di Lentini, un «iter espansionistico inarrestabile» che è in «netto contrasto con gli obiettivi prefissati dall’amministrazione comunale per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica». Nell’atto si ribadisce, inoltre, che «ogni variante urbanistica parziale può essere legittimata solo da un rilevante interesse pubblico per il territorio che in questo caso non viene contemplato».
La giunta parla di «incompatibilità del progetto con gli strumenti di pianificazione», di «mancata valutazione degli impatti sanitari e degli impatti cumulativi» e di «mancata applicazione del principio di precauzione». «L’ennesimo progetto di discarica – si legge nell’atto – coinvolge e richiede una sintesi fra divergenti interessi: da un lato la libertà di iniziativa imprenditoriale, dall’altro l’esigenza che tale libertà non sia esercitata in contrasto con l’utilità sociale, in particolare recando danni sproporzionati all’ambiente e alla salute. Il principio di precauzione può intervenire “nell’interesse dell’ambiente e della salute umana” al fine di giustificare l’imposizione di limiti all’esercizio della libertà imprenditoriale».
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