A volte il frutto cade lontano dal ramo.
È la storia di due personaggi noti, che ci piace raccontare come una storia di riscatto e redenzione.
Salvatore e Ida hanno in comune il cognome, e non per caso.
Lui infatti è Salvatore Cuffaro, meglio noto come Totò, lei la figlia appena nominata magistrato al tribunale civile di Vibo Valentia, in Calabria.
Il padre è un esperto politico, protagonista della scena regionale e delle cronache giudiziarie nazionali, la figlia invece è una ragazza che chi la conosce descrive come schiva e riservata, molto studiosa e di grande talento.
La storia di Totò Cuffaro è nota.
Medico radiologo, da giovane deputato regionale della Democrazia cristiana, balzò alla ribalta nazionale per un suo intervento, era il 1991, nel corso della trasmissione televisiva Samarcanda di Michele Santoro, trasmessa in diretta in contemporanea con il Maurizio Costanzo Show per commemorare l’imprenditore Libero Grassi, ucciso dalla mafia poche settimane prima.
Dalla platea del Teatro Biondo di Palermo, Cuffaro tuonò contro i conduttori e gli ospiti della trasmissione, tra cui c’era Giovanni Falcone, accusandoli di “giornalismo mafioso”.
Il riferimento era a quella magistratura “che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana”, in quel caso il suo capo corrente Calogero Mannino.
Eletto per la prima volta presidente della Regione nel 2001, per la coalizione di centrodestra, dovette dimettersi nel gennaio del 2008, dopo meno di due anni dalla sua rielezione del 2006, quando aveva battuto Rita Borsellino, dopo la condanna in primo grado a 5 anni ed all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Cuffaro, che nel frattempo si era guadagnato il soprannome di Totò vasa vasa, per la sua abitudine di baciare due volte sulle guance le persone che incontrava, sarebbe poi stato anche eletto senatore, nelle liste del suo partito, l’Udc, che lo definiva “un perseguitato politico”.
Fu condannato in via definitiva nel 2011 dalla Corte di Cassazione a 7 anni di reclusione, per favoreggiamento personale verso persone appartenenti a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio.
Cuffaro si costituì lo stesso giorno nel carcere di Rebibbia a Roma dove ha scontato la sua pena, studiando e conseguendo nel frattempo la laurea in giurisprudenza.
La stessa laurea di Ida, che il suo professore definisce una ragazza molto studiosa e preparata.
E deve esserlo davvero se dopo la laurea ha conseguito un dottorato di ricerca e vinto due prestigiosi concorsi: quello per la magistratura e quello per l’avvocatura alla Regione Sicilia.
Ida Cuffaro ha scelto la magistratura, e dopo il tirocinio a Roma, è stata assegnata nei giorni scorsi al Tribunale di Vibo Valentia, dove si occuperà di cause civili.
Il padre Totò, in occasione della nomina della figlia a magistrato era raggiante.
“Oggi per me è un giorno importante.
Sono orgoglioso del risultato che ha raggiunto con tenacia e impegno.
Il suo successo sconfigge la mia sconfitta”.
Qualcuno storcerà il naso, ma a noi, che ripetiamo che “le colpe dei padri non devono ricadere sui figli”, se per una volta i meriti dei figli possono riparare gli errori dei padri, ci piace raccontarlo come una storia di riscatto e di speranza.