Anche quest’anno assistiamo al solito insopportabile teatrino delle polemiche che trasformano quella che dovrebbe essere la festa di tutti, nell’ennesima occasione di scontro.
Ci dividiamo ormai su tutto, non riusciamo a essere uniti neanche nella celebrazione di quello che ci permette di pensarla ognuno a proprio modo, e di dividerci.
Magari solo per un giorno. Questo giorno.
Perché oggi celebriamo la festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, non celebriamo una parte politica contro un’altra.
Oggi è la festa di tutti gli italiani.
Oggi ricordiamo i tanti giovani e meno giovani, che sono morti per liberare l’Italia dall’oppressione fascista e regalarci la democrazia, questo bene impagabile che ci permette di essere liberi di esprimere ognuno le proprie idee. Spesso anche a sproposito.
Grazie. Grazie per il vostro sacrificio.
Sbaglia chi si intesta questa festa e sbaglia chi lascia che lo facciano gli altri.
Oggi è la festa di tutti. L’Italia in cui viviamo è una repubblica nata dalla resistenza contro il fascismo. L’Italia democratica è antifascista, come lo è la sua Costituzione.
Non serve a nessuno riaprire ogni volta la discussione su chi è più antifascista, né pretendere che lo si dichiari a comando.
L’antifascismo non è un progetto politico, è il presupposto condiviso che ci dà diritto di cittadinanza nella Repubblica.
Chi amministra o governa, dal più piccolo comune allo Stato, giura fedeltà alla Repubblica e alla sua Costituzione antifascista.
Basta!
Chi non si alza ogni mattina dicendo che è antimafioso, non vuol dire che sta con la mafia.
Il fascismo non è stato un’idea politica. È stato un regime di orrori, crimini, violenza e sopraffazioni.
La ricostruzione del partito fascista in Italia è reato. Certe adunanze che inneggiano al fascismo, frutto spesso dell’ignoranza di quello che è stato realmente, vanno proibite e perseguite.
Allo stesso modo con cui andrebbero proibite e perseguite adunanze e manifestazioni che inneggiassero alla mafia.
Dire oggi che Mussolini è stato un grande statista equivale, più o meno, a dire che Totò Riina è stato un grande stratega.
Tenere a casa un busto raffigurante il primo, per omaggiarne la memoria, equivale a tenerne uno dell’altro.
Rimpiangere le cose buone del fascismo e come dire che la mafia ha comunque garantito un ferreo controllo del territorio e assicurato lavoro a molti. A quale prezzo?
Ricordiamoci che anche gli orologi fermi, due volte al giorno, segnano l’ora esatta.
Oggi al governo c’è una coalizione di centrodestra che, ovviamente, non piace a chi è di centrosinistra.
Giorgia Meloni ha conquistato il potere vincendo le elezioni democratiche, proprio quelle che sono possibili grazie alla liberazione dal fascismo.
Giorgia Meloni ha giurato sulla Costituzione antifascista. Ci basta.
Le sue idee non piacciono? Si combattono con le armi della politica e della democrazia.
Un governo autoritario, ammesso che questo lo sia, non è il fascismo.
Così come ogni forma di criminalità non è mafia e ogni strage non è genocidio. Stiamo attenti all’usura delle parole.
Proclamarsi antifascista non può essere un modo di giustificare il vuoto della propria proposta politica.
E se un giorno, visto il livello medio di conoscenza della storia, a furia di sventolare a sproposito lo spauracchio del fascismo, qualcuno si convincesse che il fascismo è la Meloni?
E se, apprezzando la presidente del Consiglio, cosa del tutto legittima, si convincesse che il fascismo non era poi così male?
Chissà se riusciremo, tutti insieme a festeggiare quel giorno di aprile in cui, come canta Guccini, “il paese è in festa e saluta i soldati tornati … e l’Italia è una donna che balla sui tetti di Roma”.