E’ la proposta lanciata dalla Ugl di Catania alla Regione siciliana per la cura dei pazienti post malattia Covid-19: “Attivare ambulatori follow up per ogni provincia e prolungare l’isolamento per i positivi dopo 21 giorni.”
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Attivare in tutta la Sicilia i cosiddetti “follow up” sanitari per la cura dei sintomi post Covid-19. La proposta arriva dalle federazioni regionali Ugl sanità e Ugl medici che auspicano un immediato intervento complessivo dell’Assessorato regionale della salute, per la presa in carico dei pazienti che, dopo aver contratto il Coronavirus, soffrono ancora disturbi. “Il dato di fatto è che ci sono numerosi soggetti i quali, avendo avuto sintomi da Covid-19 o essere stati curati in ospedale negli appositi reparti, in terapia intensiva oppure in rianimazione, accusano ancora strascichi più o meno lievi definiti dagli esperti “Long Covid” – dicono Carmelo Urzì e Raffaele Lanteri. Per evitare che migliaia di questi siciliani possano subire ulteriori danni fisici, a causa di una mancata tempestività nel controllo e per i disagi dell’accesso agli screening ambulatoriali dovuti al rallentamento delle attività, nell’ambito delle iniziative emergenziali proponiamo di estendere all’intera isola quanto già attivato dall’Azienda sanitaria provinciale di Messina nell’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto”.
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“Si tratta di un investimento a costo zero da realizzare in alcuni punti di riferimento su base provinciale, dove potranno essere istituiti appositi ambulatori per gruppi di lavoro interdisciplinare (ad esempio pneumologia, cardiologia, otorinolaingoiatria, medicina generale, neurologia). Ci auguriamo che la Regione Siciliana, sempre attenta ai suggerimenti fattivi, colga anche questo nostro nuovo appello – sottolineano i sindacalisti.” Dalla Ugl, intanto, arriva anche un altro appunto all’indirizzo di chi è chiamato a stabilire le regole. L’argomento è quello della durata della quarantena per chi risulta positivo, come spiegano i due esponenti sindacali: “Oggi se un soggetto, dopo 21 giorni e tre tamponi, è ancora positivo per le disposizioni in atto può interrompere l’isolamento e uscire. Purtroppo questo stride con il buon senso poiché, visto che si tratta di una pandemia ad evoluzione poco conosciuta, è complesso spiegare all’opinione pubblica che il soggetto potrebbe non essere potenzialmente contagioso. Molti dipendenti, infatti, non sono stati fatti rientrare in azienda, ma non hanno nemmeno potuto proseguire il periodo di malattia, quindi, essendo conclusa la quarantena sono stati costretti allo smart working o ad usufruire delle ferie arretrate o ai permessi. E non immaginiamo neanche cosa è accaduto a lavoratori che non hanno potuto godere di queste opportunità. Chiediamo quindi – concludono – un allineamento della norma alle esigenze del cittadino, prolungando malattia proseguendo il monitoraggio con mantenimento della quarantena fino alla negativizzazione del tampone (che deve essere fatto a domicilio e non al drive-in). Confidiamo che il confronto sulle idee e sulle decisioni, che ha consentito a questa Regione di essere avanti nel trattamento di questa emergenza sanitaria, trovi concretezza anche questa volta.”