Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha visitato questa mattina il nuovo impianto di STMicroelectronics di Catania.
Con il ministro, Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione Ue e Commissario Europeo per la Concorrenza, Jean-Marc Chery, Ceo di STMicroelectronics, il sindaco, Enrico Trantino e il rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo.
Per il ministro, quella di oggi è “una giornata storica, per la Sicilia che diventerà la terra del futuro, per il nostro Paese che si avvia a essere leader nella microelettronica e per l’intero continente che si appresta a far nascere player internazionali e competitivi nel mondo”.
Con questo nuovo sito la società annuncia un maxi investimento da 5 miliardi di euro per il nuovo stabilimento produttivo che offrirà nel capoluogo etneo 2.000 posti di lavoro, con un sostegno finanziario di circa 2 miliardi di euro da parte dello Stato italiano nel quadro del Chips Act.
Si realizza così il secondo più grande progetto mai approvato dalla Commissione Europea all’interno del pacchetto normativo sul settore che punta a raddoppiare la quota di mercato globale dell’UE nel settore dei semiconduttori entro il 2030, dal 10 ad almeno il 20%.
Il nuovo sito contribuirà a rafforzare la sicurezza nell’approvvigionamento, la resilienza e la sovranità digitale dell’Europa nei semiconduttori e avrà come focus produttivo la realizzazione in grandi volumi di carburo di silicio per dispositivi e moduli di potenza, nonché per attività di test e packaging.
Per il ministro l’Italia sarà Paese leader nella microelettronica in Europa.
“L’annuncio di oggi è coerente con quanto stiamo facendo sin dall’insediamento di questo Governo con un piano nazionale sul settore, oramai in piena attuazione.
Oggi l’Etna Valley diventa protagonista nel futuro dell’innovazione tecnologica.
La Commissione Europea ce l’ha già riconosciuto in altre occasioni: Catania, ad esempio, è stata scelta ad aprile tra le quattro linee pilota di produzione dei semiconduttori nell’ambito dell’European Chips Act, portando un investimento complessivo di 400 milioni di euro di cui più della metà sul territorio presso il CNR”.
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